Perché ai dittatori piace l’arte brutta?

Imelda Marcos è solo la prima di una lunga serie di despoti dal gusto spaventoso. Non sono persone sensibili e l’ostentazione e l’apparenza sono le loro firme che si riflettono nel loro ambiente

Perché i despoti hanno un gusto così terribile? Non sono persone sensibili e l’ostentazione e l’apparenza sono le loro firme che si riflettono nel loro ambiente Credito © Illustrazione di Katherine Hardy
Georgina Adam |

Il «Picasso» di Imelda Marcos è riapparso nella casa dell’ex first lady a San Juan, nelle Filippine. Il dipinto (dalla foto è impossibile verificarne l’autenticità) è solo una delle oltre 200 opere d’arte acquistate dai Marcos negli anni Ottanta e Novanta, quando derubarono il loro già povero Paese di circa 10 miliardi di dollari.

Il documentario del 2019 «The Kingmakers» mostra il Picasso appeso sopra il suo divano, ma anche il gusto spaventoso di una donna che proclama di «comprare la bellezza». Oltre al bizzarro accumulo di ben 52 dipinti dell’impressionista minore Paule Gobillard e di un falso Michelangelo, la casa di Imelda Marcos è piena di oggetti stravaganti e dorati. Torce elaborate e statuette ornate, oltre a mobili appariscenti, riempiono ogni spazio disponibile.

Imelda Marcos non è la sola. Come dimenticare il volgare palazzo presidenziale di Saddam Hussein, con, ad esempio, un letto drappeggiato in un nauseabondo rosa antico e albicocca? Il dittatore iracheno aveva anche una grande collezione di opere dell’artista statunitense di fantascienza Rowena Morill, con guerrieri a torso nudo e draghi dalla lingua biforcuta.

Il dittatore panamense Manuel Noriega possedeva un bizzarro mix di ceramiche precolombiane, dipinti giganti di Hitler e Gheddafi e un gruppo di sottobicchieri erotici. La lussuosa tenuta del dittatore ucraino spodestato Viktor Yanukovich a Mezhyhirya, a un’ora da Kiev, era anch’essa un esempio di ostentazione, dalle elaborate dorature agli ampi rivestimenti in legno pesante, il tutto illuminato da cascate di lampadari di cristallo. E poi, naturalmente, c’è il palazzo da 1 miliardo di sterline di Putin sul Mar Nero (che lui naturalmente nega di possedere) con pavimenti intarsiati, riproduzioni di elaborati mobili Luigi XIV e soffitti dorati.

Un aspetto curioso di tutta questa storia è la mancanza di un apparente interesse per l’autenticità, per non parlare della connoisseurship. Imelda Marcos ha certamente posseduto molte opere d’arte fasulle, a partire da Michelangelo, e a quanto pare sapeva che alcune erano false quando le ha acquistate. Putin ha certamente i mezzi per acquistare oggetti d’antiquariato autentici, ma sembra preferire le costosissime ma surrogate copie italiane.

Pur non essendo un dittatore, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha un gusto altrettanto pessimo in fatto di arredamento e possiede due «Renoir» che sono in realtà mere riproduzioni di opere esposte in musei. Quando gli è stata contestata l’autenticità dei dipinti, Trump si è mostrato spudoratamente ignaro, o disinteressato, alla verità sui suoi quadri da «10 milioni di dollari».

Perché i despoti hanno un gusto così terribile? Non sono persone sensibili e per raggiungere il potere hanno lottato con mezzi nefasti: frodi, oppressione degli oppositori e persino omicidi. L’ostentazione e l’apparenza sono le firme che si riflettono nel loro ambiente. Palazzi e proprietà sono dei trofei del successo che hanno ottenuto difronte al mondo. E diventano la manifestazione fisica della loro immunità di fronte alle accuse o all’opinione pubblica.

Potrebbe esserci anche un’altra questione in gioco. Nel caso di Imelda Marcos, una possibile spiegazione del fatto che abbia acquistato consapevolmente opere d’arte false è che stesse usando le transazioni per riciclare denaro. Nel documentario l’ex first lady filippina si vanta di avere 170 conti bancari diversi. Comprate un «Picasso» per 1 milione di dollari, quando ne vale solo 10mila, da un mercante connivente che poi vi restituisce la maggior parte del prezzo sul vostro conto bancario offshore. Ecco fatto! Avete i soldi, il dipinto e tutti sono felici. Tranne, ovviamente, in tutti i casi sopra citati, escluso Trump, la povera gente che soffre nel Paese che avete depredato.

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