Per i musei italiani la storia è il Risorgimento

Un percorso arduo nell’incapacità italiana di raccontare negli allestimenti la propria storia

Il Museo del Risorgimento a Torino
Giuseppe Mancini |

Tutta la storia dell’Italia unificata, museo dopo museo. L’ha raccontata Massimo Baioni in Vedere per credere: saggio denso e approfondito, in cui la storiografia si fonde con la museologia. La tesi di fondo è fattualmente inoppugnabile: i musei storici italiani sono, con poche eccezioni, musei del Risorgimento; tutto il resto (guerre mondiali, fascismo, Resistenza...) è appendice di quella narrazione fondante.

Baioni ricostruisce il contesto storico e culturale in cui l’avventura dei musei storici italiani ha avuto origine. La prima tappa, il padiglione del Risorgimento all’Esposizione generale italiana di Torino, nel 1884; la seconda, l’istituzionalizzazione di quell’esperienza in museo all’interno della Mole Antonelliana, inaugurato però solo nel 1908. «Il Risorgimento fu messo in scena in grande stile come pilastro della memoria pubblica nazionale», spiega lo storico.

Questi musei di fine ’800 e inizio ’900 ebbero una concentrazione geografica nel Nord, laddove vennero combattute le battaglie decisive delle guerre d’indipendenza; gli allestimenti privilegiavano il coinvolgimento emozionale dei visitatori più che la ricostruzione critica degli eventi. Vi erano esposte «reliquie laiche», con morbosità feticistica: camicie insanguinate, ciocche di capelli, labari, armi, lo stivale di Garibaldi e la chitarra di Mazzini, Vittorio Emanuele II e Cavour. Erano «templi sacri della religione patriottica».

L’unica chiave interpretativa proposta era quella di un’unificazione virtuosa, monarchia e moderata, sotto l’egida di Casa Savoia, resa possibile dall’eroismo militare e anche popolare. La Grande Guerra venne presentata come compimento del processo, il fascismo si autocelebrò come capitolo ulteriore: non vennero creati nuovi musei, solo aggiunte sale alle strutture preesistenti con nuovi documenti e nuovi cimeli.

Né la Repubblica, dilaniata dallo scontro perenne tra culture politiche contrapposte, è stata in grado di istituire un museo nazionale per raccontare una più completa e articolata storia d’Italia, con strumenti più sofisticati e complessi. Uniche eccezioni, anche se cronologicamente limitate, il (bello ma parziale) Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino e il futuro Museo della Resistenza a Milano, annunciato nel 2019: un progetto in divenire che prefigura un inedito rinnovamento.

Vedere per credere. Il racconto museale dell’Italia unita, di Massimo Baioni, 266 pp., 19 ill. b/n, Viella, Roma 2020, € 24

© Riproduzione riservata
Altri articoli di Giuseppe Mancini