Image

La pala realizzata da Marco Pino per la Cappella del Riccio nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Napoli

Image

La pala realizzata da Marco Pino per la Cappella del Riccio nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a Napoli

Per i Del Riccio Michelangelo era un amico di famiglia

Gli ambiziosi mercanti e banchieri fiorentini vissuti a Roma e a Napoli tra ’500 e ’600, e il loro legame con il «divinissimo» (e misantropo) artista

Image

Paolo Fiz

Critico d'arte moderna Leggi i suoi articoli

La storia dei Del Riccio non è poi molto diversa da quella di altre famiglie mercantili fiorentine tra Cinque e Seicento: il trasferimento dal contado, il tentativo di entrare a corte o di poter vantare un senatore, il coronamento dell’ascesa sociale rappresentato dall’ammissione in curia. Tuttavia, quello che rende peculiare la loro storia è l’uso che nel Cinquecento diversi suoi membri fecero del legame stretto con Michelangelo Buonarroti, non solo con l’artista ancora in vita, ma anche e soprattutto inserendosi nel suo culto post mortem.

Dapprima Luigi Del Riccio chiese a Michelangelo un disegno per la tomba del nipote Cecchino Bracci nella chiesa romana dell’Aracoeli, poi, si rivolse a Nanni di Baccio Bigio per avere una copia della «Pietà» vaticana con cui ornare la cappella familiare nella Basilica di Santo Spirito a Firenze.

A distanza di decenni, Guglielmo, cugino più giovane di Luigi e con interessi commerciali a Napoli, chiese al pittore senese Marco Pino di attenersi a un’iconografia strettamente michelangiolesca per la pala da realizzare nella nuova cappella Del Riccio in San Giovanni dei Fiorentini a Napoli: il progetto sfumerà, ma le lettere sopravvissute ne documentano la gestazione.

Di nuovo a Firenze, nel 1564, Guglielmo assistette ai funerali di stato del Buonarroti e si convinse che il culto dell’artista aveva più senso in patria che altrove. Nacque così il progetto di una nuova copia da un capolavoro romano dell’artista: un secondo «Cristo» della Minerva, opera di Taddeo Landini. Eppure, la manifestazione dell’amicizia stretta tra un Del Riccio del recente passato e l’artista «divinissimo» non si esaurì nelle cappelle familiari, poiché ritratti di Luigi, Michelangelo e Cecchino seguivano i Del Riccio nei loro spostamenti tra i vari centri della penisola interessati dai loro negozi ed erano pure presenti nelle loro ville suburbane a Firenze.

Muovendosi sapientemente attraverso diversi archivi e senza mai annegarci dentro, Vincenzo Sorrentino restituisce agli studi storico artistici le vicende cinquecentesche di un’ambiziosa famiglia fiorentina del ceto medio in grado di presagire prima degli Strozzi a Roma o degli stessi Buonarroti a Firenze il lustro derivante dal legame con il più misantropo degli artisti fiorentini. 

A Patron Family Between Renaissance Florence, Rome, and Naples. The Del Riccio in the Shadow of Michelangelo,
di Vincenzo Sorrentino, 276 pp., ill. b/n, Routledge, New York-Londra 2022, £ 96

Paolo Fiz, 26 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

Per i Del Riccio Michelangelo era un amico di famiglia | Paolo Fiz

Per i Del Riccio Michelangelo era un amico di famiglia | Paolo Fiz