Per capire l’attualità è meglio giocare
Tre mostre esplorano gli universi virtuali: i videogiochi, la vita di Frida Kahlo e l’Homo Digitalis


Pandemia, crisi economica e catastrofi climatiche. Il nostro mondo sembra in caduta libera, mentre gli universi virtuali sono alla portata di tutti, meno pericolosi degli antidepressivi, sono diventati una delle alternative più ricercate per i momenti d’ozio. La tendenza si materializza anche nelle sempre più numerose mostre sul tema.
I videogiochi sono i protagonisti di «Homo Ludens. Videogiochi per capire il presente», una produzione della Fundació la Caixa presentata fino al 18 aprile nel CaixaForum di Barcellona, per poi essere allestita a Siviglia e negli altri centri culturali dell’istituzione. «I videogiochi sono la rappresentazione più contemporanea della dimensione ludica, essenziale per la socializzazione e l’apprendimento. Toccano in modo trasversale tutti gli ambiti della società», afferma il curatore, l’italiano Luca Carrubba, ricercatore e direttore di ArsGames, un’associazione che promuove progetti culturali transdisciplinari legati ai giochi elettronici.
Carrubba ha selezionato 58 opere di 36 creatori, tra videogiochi, fotografie, sculture, video e installazioni. «Non è una celebrazione, ma un’analisi che rivela luci e ombre dei videogiochi, dal punto di vista antropologico, artistico e ovviamente economico», spiega, ricordando che più di 2,5 miliardi di persone, un terzo della popolazione mondiale, li usano. Le norme sanitarie non hanno permesso un allestimento interattivo, ma la partecipazione esiste ed è persino più rivelatrice.
All’entrata, ogni visitatore riceve un dispositivo per rispondere a una serie di domande disseminate lungo il percorso, che servono al sistema per definire il suo profilo in relazione ai videogiochi, che viene visualizzato in tempo reale insieme ai profili degli altri visitatori sull’ultimo grande schermo. «Questo esperimento indica che il videogioco non isola, ma favorisce la collaborazione e le dinamiche collettive», conclude Carrubba.
Nella vita di Frida
Si moltiplicano anche le mostre su Frida Kahlo. Quella che propone il Centro di arti digitali Ideal di Barcellona è una biografia immersiva che esplora la vita dell’artista rileggendo fotografie, filmati, oggetti e documenti storici, trasformati in ambienti digitali e installazioni inedite che combinano realtà virtuale, olografia e video mapping.
A differenza delle precedenti mostre dell’Ideal incentrate sulle opere di Monet e Klimt, «Frida Kahlo. La vita di un mito», non presenta dipinti né riproduzioni, ma si concentra sulla sua persona e sugli elementi chiave del suo percorso creativo. Il progetto, tutto barcellonese, in estate sarà in tour per diverse città europee.
Se digitalizziamo percepiamo
Anche Madrid soccombe al fascino dei mondi virtuali, ma da una posizione più critica. «Super superlike. Impulsi digitali ed emotività virtuale», al Centro Cultural Conde Duque, fino al 17 aprile, esamina la crescente digitalizzazione della nostra società attraverso le opere di 21 artisti spagnoli.
Secondo i curatori Marta Ramos-Yzquierdo e l’artista Enrique Radigales: «La digitalizzazione ridefinisce la nostra capacità di percepire e influenza la conformazione neurobiologica del nostro cervello. Davanti allo schermo emerge un nuovo panorama emotivo, con reazioni primarie, intense e brevi, ma allo stesso tempo aumentano le possibilità dei nostri corpi e perdono significato le tradizionali nozioni di genere e razza».