Penone e l’essenza scultorea della natura
Cinque opere dell'artista contemporaneo dialogano con antichi ambienti di Villa Medici ma, indirettamente, anche con la natura del giardino della cinquecentesca dimora sul Pincio

Fino al 27 febbraio cinque opere di Giuseppe Penone dialogano con antichi ambienti di Villa Medici, ma, indirettamente, anche con la natura del giardino della cinquecentesca dimora sul Pincio. La poetica penoniana basata sul rapporto tra cultura e natura, e tra il corpo umano e il corpo vegetale, trova nella sontuosa villa voluta dal cardinale Ferdinando de’ Medici (dal 1587 Granduca di Toscana) una sua sede ideale.
Tanto che già nel 2008 la Villa (sede dell’Accademia di Francia) ospitò una grande mostra del protagonista dell’Arte povera. Questa, dal titolo «Art Club #34», è a cura di Pier Paolo Pancotto, e riunisce le cinque opere, proprio nell’appartamento di Ferdinando de’ Medici: la stanza degli elementi, la stanza delle Muse, la stanza degli Amori di Giove.
Tra mobilia antica e grandi arazzi a soggetto mitologico vengono a collocarsi «Vaso» (1986, in ceramica e gesso), «Il vuoto del vaso» (2005, con una teca coperta di radiografie di mani), «Avvolgere la terra» (2005, in terracotta bianca e gesso), «Terra su terra» (2005, cinque arbusti in bronzo che sorreggono altrettanti bacili in terracotta), e il video del 2016 «Ephemeris», che riprende l’artista piemontese nell’atto di realizzare sculture con l’impronta delle mani o performance a base d’acqua o ali di falena. Sono quindi cinque forme della meditazione dell’artista piemontese sull’essenza «scultorea» della natura, e sulla qualità naturale delle forme plasmate dall’uomo.