© Gerard P. Fieret, c.1965-1975. Gemeentemuseum Den Haag, Courtesy Estate of Gerard Petrus Fieret

Image

© Gerard P. Fieret, c.1965-1975. Gemeentemuseum Den Haag, Courtesy Estate of Gerard Petrus Fieret

Parigi, Fieret il sovversivo

A Le Bal un'importante monografica (che arriverà in Italia) sul fotografo e poeta olandese

Chiara Coronelli

Leggi i suoi articoli

Parigi. «Un concentrato di passione e di tremenda qualità», così sono descritte le sue fotografie. Gerard P. Fieret nasce a L’Aja nel 1924 e dopo un’infanzia segnata da abbandoni e abusi, e trascorsa in orfanatrofio, all’età di quattordici anni entra all'Accademia reale per seguire i corsi di disegno, fotografia e pittura. Nel 1954 pubblica per la prima volta i suoi versi, per poi concentrarsi sulla fotografia, arrivando a realizzare migliaia di scatti tra gli anni Sessanta e gli Ottanta. Gli ultimi decenni della sua vita, che si conclude nel 2009, li passa vivendo da clochard in una casa che condivide con i piccioni, e altri animali, in un disordine senza redenzione, «sono disperato, intrappolato in questo caos e in questa decadenza».

Oggetto di film e cortometraggi, oltre che di pubblicazioni, l’artista, poeta e fotografo olandese è ora oggetto di un’importante mostra monografica allestita a Le Bal di Parigi fino al 28 di agosto. Intitolata «Gerard Petrus Fieret», la rassegna espone duecento stampe dell’epoca, offrendo il profilo di «una delle opere più anticonvenzionali e sovversive prodotte in Europa tra 1960 e 1970». Prima con una Praktiflex e poi con una Zenit E, maneggevoli e spartane, Fieret comincia a fotografare da autodidatta tutto quello che lo circonda, secondo un approccio immediato, istintivo e famelico. Soprattutto le donne, le loro gambe; ma anche i bambini, le madri, le ballerine, gli studenti, la strada, le vetrine, lui stesso, e poi frammenti di corpi, seni natiche e nuche.
«Le sue fotografie, come specchi trasparenti, gli permettono di raggiungere il paradosso di rivelare e affermare la propria presenza nel mondo, nascondendosi dietro l’obiettivo». Uno sguardo insaziabile, reso in bianco e nero nel suo formato prediletto, quello 60 x 80 centimetri, in stampe incise da un’esistenza tormentata e febbrile della quale Fieret ci costringe a diventare voyeur. Sono arrivate fino a noi nonostante reagenti chimici e carte scadute, camere oscure improvvisate, bruciature di candela che utilizzava per l’asciugatura, graffi, feci di topi e piccioni, impronte di passi, polvere e sudiciume. Per la maggior parte timbrate e firmate dall’autore, con un’insistenza ai limiti dell’autolesionismo, «portano i segni di un’aggressione permanente, essendo allo stesso tempo testimoni di un ardore scomparso». La rassegna è una coproduzione di Le Bal, Camera Centro Italiano per la Fotografia di Torino, dove sarà allestita prossimamente, e Fotomuseum Den Haag a l’Aja.

© Gerard P. Fieret, c.1965-1975. Gemeentemuseum Den Haag, Courtesy Estate of Gerard Petrus Fieret

Un fotogramma dal film «Gerard Fieret, fotograaf», 1971 © Jacques Meijer

© Gerard P. Fieret, c. 1965-1975. Gemeentemuseum Den Haag, Courtesy Estate of Gerard Petrus Fieret

© Gerard P. Fieret, c.1965-1975. Gemeentemuseum Den Haag, Courtesy Estate of Gerard Petrus Fieret

Chiara Coronelli, 09 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Abbandonato il progetto londinese causa Brexit e pandemia, l'istituzione «ripiega» annunciando l’apertura di tre nuovi poli preparandosi a diventare uno dei più grandi musei privati al mondo

Unseen Photo Fair torna al Cultuurpark Westergasfabriek di Amsterdam con il nuovo direttore Roderick van der Lee

La monografica di Walter Niedermayr a Camera tocca i temi fondanti della sua opera, dove spazio e presenza umana si confrontano attraverso uno spettro che va dai ben noti paesaggi alpini all’architettura, dagli interni alle distese urbane

Paul Graham all'Icp cura una collettiva «sulla fotografia e sull’atto di vedere il mondo» nel XXI secolo

Parigi, Fieret il sovversivo | Chiara Coronelli

Parigi, Fieret il sovversivo | Chiara Coronelli