ON FUTURE | La visione del futuro di otto esperti d’eccezione
In attesa della 30ma edizione di Artissima, uno sguardo sulle nuove frontiere di geopolitica, energia, architettura, relazioni di cura, intelligenza artificiale, nutrizione e, naturalmente, arte

Dal 3 al 5 novembre 2023 gli spazi dell’Oval Lingotto di Torino ospiteranno la trentesima edizione di Artissima. L’unica fiera in Italia esclusivamente dedicata all’arte contemporanea, diretta per il secondo anno da Luigi Fassi, fa il suo atteso ritorno con 181 gallerie italiane e internazionali, 4 sezioni consolidate (Main Section, New Entries, Monologue/Dialogue e Art Spaces & Editions) e 3 sezioni curate (Disegni, Present Future e Back to the Future) che ne rimarcano la rilevanza internazionale e confermano la forte proiezione verso il futuro. Artissima celebra l’importante anniversario capitalizzando anni di scoperta, ricerca e relazioni per guardare al futuro in modo innovativo e dinamico. Questa visione è la chiave narrativa di On Future, progetto che esplora settori quali geopolitica, energia, architettura, relazioni di cura, intelligenza artificiale, nutrizione e arte: otto esperti d’eccezione ci svelano la loro visione del futuro.
Risponde
DAVIDE OLDANI
ideatore della cucina pop– alta qualità e accessibilità, fondatore del ristorante D’O, a Cornaredo, due stelle Michelin e stella verde Michelin per la sostenibilità
La sua storia professionale in tre tempi: passato, presente e futuro.
La mia storia nasce dalla passione per la cucina, che ho preso da mia madre. Il primo sogno era il calciatore, ma è andata male, per un incidente sul campo da calcio. Il sogno di riserva era la cucina, mi ci sono dedicato, ho finito gli studi. Il presente è quello che stiamo creando, seguendo le regole e i sogni, in questo piccolo borgo di San Pietro all’Olmo a Cornaredo, con il ristorante e ora anche un laboratorio per i lievitati. Nel futuro immagino una professione dove verranno sempre di più coinvolti i miei ragazzi, cuore di tutto il progetto, e immagino una stabilità, crescita continua. La cucina sta crescendo rispettando le regole fondamentali: la tradizione, il clima, la stagione e la risorsa umana, che è fondamentale.
Come sta cambiando il suo lavoro e quanto conta per lei immaginare il futuro?
Immaginare il futuro è importante, ma siamo tutti in mano all’uomo. La cucina è basata sull’alimentazione, sui prodotti, sulla terra, ed è evidente che ci sia un cambio totale, climatico, di prodotti ecc.. Il futuro è rivolto alla qualità del prodotto sacrificando le quantità, a nutrire nel miglior modo possibile le persone. Questo è il mio claim. Il rapporto con la terra è di assoluta importanza. Sappiamo che la terra e il clima stanno cambiando, non sappiamo a che cosa andremo incontro, è tutto nelle mani dell’uomo, dipende da come tratteremo il pianeta. Noi andremo verso un’alimentazione più attenta, per stare meglio. Adesso, per esempio, non c’è un utilizzo al 100% della terra, ci sono impianti idroponici, aeroponici, un sistema che l’uomo dovrà adottare perché i suoi prodotti risultino di qualità e facciano bene.
Quale artista la fa pensare al futuro?
Ce ne sono moltissimi, artisti molto bravi. Ma sto facendo molte riflessioni su Banksy, perché di lui si conosce solo quello che vuole fare nella vita, cioè l’artista. Mi piace l’idea di gustare le opere per quello che sono, non per chi le ha fatte. Banksy non fa passare il suo viso davanti alle sue opere, per cui se ti piacciono le opere probabilmente ti piacerà anche lui o viceversa. Questa dovrebbe essere la logica, non la faccia, ma il contenuto. Quello di Banksy per me è l’approccio all’arte più rappresentativo: conoscere solo l’opera, così facendo possiamo davvero dire un’opera se ci piace, senza pregiudizi.
Risponde
CRISTINA POZZI
Co-Founder, Board Member e da luglio 2022 CEO di edulia dal Sapere Treccani (già Treccani Futura), polo edtech italiano dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Young Global Leader del World Economic Forum (2019-2024)
La sua storia professionale in tre tempi: passato, presente e futuro
Imparare, imparare, imparare. Ok, non ho proprio risposto, o forse sì? Fin dall’inizio del mio percorso ho avuto la fortuna di avere attorno persone che mi hanno insegnato ad adottare come parametro per valutare il mio lavoro e le sue opportunità quanto mi permetteva di imparare. Per imparare cose nuove bisogna però stare sempre un po’ scomodi, un po’ fuori dalla propria zona di comfort e questa per me è diventata una costante: cercare le strada più impegnativa, quella per la quale non sono sicura di sapere abbastanza e provare a capire di più. Seguendo questo filo rosso ho iniziato in consulenza strategica, ho seguito l’invito di Andrea Dusi a unirmi alla creazione di quella che allora non chiamavamo ancora start-up, ho seguito la passione creando Impactscool, una non profit con l’obiettivo di portare le tecnologie emergenti, i loro impatti e gli scenari futuri al centro della discussione a partire dai giovani, e oggi continuo quella strada in edulia, la ed-tech di Treccani che ambisce a rivoluzionare la scuola e lo sviluppo personale.
Come sta cambiando il suo lavoro e quanto conta per lei immaginare il futuro?
Immaginare il futuro, o meglio, i possibili futuri è fondamentale per me come per tutti gli esseri umani. È una delle nostre caratteristiche più peculiari ed è ciò che più ha influenzato il modo in cui siamo cambiati nel tempo. Qualcuno di noi lo fa in modo più strutturato, qualcuno in un modo naturale e inconscio. Tutte le decisioni che prendiamo in ogni momento sono informate dal futuro, dall’immagine di futuro che abbiamo. Ecco dove sta la grandissima importanza di interrogarsi sul futuro: più ampliamo le immagini che crediamo siano possibili e le analizziamo criticamente, più ampliamo la nostra libertà e ci mettiamo nelle condizioni di partecipare consapevolmente ai continui cambiamenti del nostro tempo. Si tratta, parafrasando un concetto espresso da de Saint-Exupéry, di abilitare il futuro, renderlo possibile. Siamo in gioco noi e tutto il senso della nostra esistenza. Ed è in gioco anche il nostro mondo e il modo in cui condividiamo cultura. E qui entra in gioco anche il mio lavoro, dal momento che mi occupo di educazione digitale nel contesto di un’istituzione della cultura come Treccani. Noi ci troviamo nel mezzo di un vero e proprio cambio di paradigma che sposta l’attenzione, almeno apparentemente, dal contenuto alle capacità per comprenderlo e trasformarlo in abilità e competenza. Oggi internet e gli algoritmi di intelligenza artificiale stanno infatti rendendo i dati e le informazioni abbondanti e accessibili facendo sì che il tempo che prima dedicavamo a imparare a memoria nozioni possa essere dedicato a competenze cognitive diverse. Dicevo prima però che il focus si sposta dal contenuto in apparenza: proprio perché si passa più velocemente alla fase successiva di ciò che chiamiamo un processo di apprendimento, che parte da un dato per trasformarlo in expertise e in una competenza profonda e trasferibile in altri contesti, la qualità e l’affidabilità dei contenuti di partenza diventa ancora più importante.
Quale artista la fa pensare al futuro?
Filippo Brunelleschi. Se ciò che tramanda la tradizione è corretto proprio lui e Leon Battista Alberti sarebbero all’origine della «scoperta» della prospettiva e del suo impianto teorico. E l’idea di un cambio di prospettiva, di un nuovo modo di interpretare e vedere (e rappresentare) il mondo, è proprio ciò che meglio esprime a mio avviso il cambiamento che avviene quando una cultura umana si trasforma in qualcosa di nuovo. Il futuro (o meglio i futuri che abbiamo di fronte) sono incerti e impossibili da prevedere, ma una cosa è certa: siamo nel mezzo di un cambiamento culturale di grande impatto dal momento che stiamo cambiando le tecnologie con cui comunichiamo, lavoriamo, ci educhiamo e pensiamo.
Risponde
LUIGI FASSI
direttore di Artissima
La sua storia professionale in tre tempi: passato, presente e futuro.
Le prime due tappe sono state dalla filosofia all’arte. La terza tappa la prevedo come un’evoluzione ancora diversa.
Come sta cambiando il suo lavoro e quanto conta per te immaginare il futuro?
Mario Luzi scrive in Alla vita che le protagoniste dei suoi versi «non sanno finire d’aspettare l’avvenire». Il futuro lo immagino con questa positiva tensione di desiderio. Il lavoro in prossimità con l’arte e gli artisti è un osservatorio felicemente sdrucciolevole per prefigurare, e desiderare, il futuro.
Quale artista la fa pensare al futuro?
Morton Feldman, musicista che ha avuto un grande rapporto con diversi artisti visivi, tra cui Mark Rothko, creando anche grazie alla loro ispirazione nuove sonorità e forme evocative.