Oltre le mura dell’ex Convento di Sant’Orsola

A Firenze riapre la mostra curata da Morgane Lucquet Laforgue nella sede che dal 2020 è oggetto di un imponente piano di rigenerazione

L’amministratore delegato di Artea Philippe Baudry e Morgane Lucquet Laforgue, responsabile del futuro museo di Sant’Orsola. Cortesia Artea/Storia
Elena Franzoia |  | Firenze

Riapre per un mese (fino al primo ottobre) nell’ex convento di Sant’Orsola la mostra «Oltre le mura», curata da Morgane Lucquet Laforgue, responsabile del futuro museo. Situato nel cuore di Firenze a poca distanza dal Mercato Centrale e dalla Chiesa di San Lorenzo, ma abbandonato da oltre 40 anni dopo invasivi interventi di sventramento e consolidamento strutturale che lo hanno riconsegnato incappottato in un mantello di cemento, il grande monastero benedettino femminile di fondazione trecentesca ha avuto tra le sue ospiti l’anziana Monna Lisa Gherardini, probabile modella della Gioconda leonardesca, la cui tomba è stata rinvenuta nell’attuale area archeologica corrispondente alla più antica delle due chiese conventuali e al futuro museo.
L’opera site specific di Alberto Ruce «Al di là di tutto» nella ex chiesa più antica di Sant’Orsola. Cortesia Artea/Storia
Espropriato dalle truppe napoleoniche nel 1810 e attivo come Manifattura Tabacchi fino al 1940, il complesso ha ospitato dopo la seconda guerra mondiale profughi e sfollati, fino alla consegna alla Guardia di Finanza negli anni ’80. Completamente disperso il patrimonio artistico, che annovera tra le principali opere superstiti il cinquecentesco «Noli me tangere» di Santi Buglioni e due medaglioni da soffitto esposti al Museo del Bargello.
L’opera site specific di Alberto Ruce Al di là di tutto nella ex chiesa più antica di Sant’Orsola. Cortesia Artea/Storia
Il complesso di Sant’Orsola, di cui è proprietaria la Città Metropolitana, è oggetto dal 2020 di un imponente piano di rigenerazione da parte del gruppo francese Artea/Storia, con termine previsto nel 2025. Oltre a spazi artigianali, commerciali e destinati a formazione, co-working e ricettività il progetto prevede la presenza di un museo, gestito da una fondazione in corso di creazione, e di atelier per artisti.
L’opera site specific di Alberto Ruce Al di là di tutto nella ex chiesa più antica di Sant’Orsola. Cortesia Artea/Storia
Nello scorso giugno visitatori e cittadini sono potuti ritornare nell’inaccessibile edificio grazie alla mostra temporanea «Oltre le mura», con cui Lucquet Laforgue ha presentato due opere site specific di Sophia e Alberto Ruce. Prima artista in residenza, Kisielewska-Dunbar ha esposto un trittico a olio che riflette sulla condizione femminile nei conventi ispirandosi alle antiche pale d’altare, mentre Ruce ha installato nell’area archeologica dei lievissimi veli dipinti con protagoniste le donne del quartiere, insieme ad alcuni murales.
Sophia Kisielewska-Dunbar a Sant’Orsola. Cortesia Artea/Storia
Per la riapertura settembrina Kisielewska-Dunbar ha eccezionalmente prestato il suo monumentale dipinto Dream of the Virgin oltre a un’opera inedita, mentre le opere di Ruce vengono ri-presentate focalizzando l’interessante processo realizzativo. «Obiettivo primario del mio lavoro per Sant’Orsola è valorizzare la memoria di  un luogo non molto conosciuto», afferma Lucquet Laforgue. «In questo ambito rientra la ricostruzione del patrimonio artistico disperso, in parte conservato nei musei fiorentini spesso senza che ne venga esplicitata l’origine, di cui vorremmo anche finanziare l’eventuale restauro al fine, quando possibile, di realizzare mostre temporanee in loco. Siamo però anche interessati alla vita più recente di questo luogo, e cioè a raccogliere la memoria delle persone che ci hanno vissuto e sono pronte a offrire le loro testimonianze. Del resto per noi Sant’Orsola è questo, un work in progress partecipativo concepito insieme ad artisti, cittadini e visitatori, che possono contribuire con ricordi, osservazioni e commenti. L’altro grande tema è ovviamente la contemporaneità, con l’aiuto concreto ai giovani artisti attraverso specifiche residenze che li portino a lavorare sul tema del luogo, e non quindi con “carta bianca”».
Il trittico Noli me tangere di Sophia Kisielewska-Dunbar. Cortesia Artea/Storia
«Il museo funzionerà come biglietto da visita dell’intero complesso», conclude la curatrice «così come Monna Lisa diventerà una specie di ambasciatrice. Il funzionario curatore dei dipinti cinquecenteschi del Louvre, che ha sotto la sua tutela la Gioconda, è già venuto infatti a trovarci e vorremmo strutturare insieme dei partenariati scientifici. Sant’Orsola potrà anche diventare il luogo in cui valorizzare il lungo legame che grazie ai Medici unisce Firenze alla Francia, anche se ovviamente non intendiamo occuparci solo del nostro Paese».

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