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Noi italiani primi migranti

A cinque anni dall’apertura al pubblico della mostra permanente «MeM Memorie e Migrazioni», al terzo piano del Galata Museo del Mare dedicata alla storia delle migrazioni in Italia, il Mu.MA Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni presenta «Italiano, anch’io. L’immigrazione nell’Italia che cambia», un nuovo allestimento, in 8 aree tematiche

Basta toccare gli schermi nelle sale che contengono fotografie, documenti e opere della lunga storia delle migrazioni (non soltanto dei 5 milioni di persone arrivate nel nostro Paese negli ultimi decenni, ma anche quella degli italiani partiti in cerca di fortuna) e si avviano i video, le voci, i racconti. Uomini e donne da Somalia, Bangladesh, Filippine, Sudan, Moldavia. Tanti scenari di povertà e guerre, ma anche testimonianze delle persone che hanno trovato lavoro spesso creando nuove attività e piccole imprese. Un affresco, costruito anche da lavori artigianali, sulla realtà dell’immigrazione nell’Italia che cambia. In mostra anche i barconi semidistrutti usati per le drammatiche traversate del Mediterraneo.

«Italiano, anch’io. L’immigrazione nell’Italia che cambia» allestimento al Galata Museo del Mare di GenovaCentinaia le interviste raccolte da Giovanna Rocchi: cronache di viaggi «parlati» negli spazi appositamente ricavati nel nuovo allestimento di Debora Bruno (nella foto). Una cronistoria a partire dal 1973, quando quelli che arrivarono superano in numero gli italiani che partono, fino alle ultime terribili vicende diventate dramma quotidiano. Uno spazio che serve soprattutto a «dare voce a chi difficilmente ce l’ha», dice il direttore del museo Pierangelo Campodonico. Originale la sezione «Genova in un giorno»: un filmato di 24 ore vissute «Insieme fra diversi», in luoghi pubblici e privati, autobus, bar, strade, parchi. Nella sezione «Emigrazione italiana», la voce di Florindo Quaquarini sbarcato in Argentina nel 1907: «Oggi giunse un mese che sono arrivato in America. Di salute stiamo pienamente bene, così speriamo che sia di voi tutti. Io lavoro nella ammazzatura dei bovi». È online un apposito e ricco sito: www.memoriaemigrazioni.it.

Tina Lepri, 07 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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