Neustädter detto Newton, 101 anni

La retrospettiva al Museum für Fotografie è stata arricchita con pezzi meno noti e una nuova monografia

«Thierry Mugler Fashion, US Vogue, Monte Carlo 1995», di Helmut Newton. © Helmut Newton Estate, Cortesia Helmut Newton Foundation
Francesca Petretto |  | Berlino

La pandemia ha fatto slittare di un anno la grande retrospettiva «Helmut Newton. Legacy», programmata per coincidere col 100mo compleanno del fotografo nato a Schöneberg il 31 ottobre 1920, ora finalmente inaugurata al Museum für Fotografie. Il curatore Matthias Harder, direttore della Stiftung Newton, ha colto l’occasione per ripensarla e arricchirla con pezzi meno noti e una nuova monografia.

Fino al 15 maggio nei locali al primo piano del Museo si ripercorrono cronologicamente le tappe della vita e della carriera del fotografo ebreo berlinese: 300 opere, metà delle quali mai mostrate al pubblico, ne tracciano il percorso stilistico e umano, aprendo scorci su aspetti poco noti della sua attività.

Particolare attenzione è rivolta agli anni ’60, quando a Parigi sboccia il nuovo Helmut (che nel 1945 abbandona il cognome ebreo Neustädter anglicizzandolo in Newton), capace d’imporsi nel mondo della moda, mai dimentico tuttavia delle esperienze compiute nei primi anni quando, fuggito dalla Germania nazista, iniziò a scattare foto per le strade di Singapore e in Australia.

Nella capitale francese trova il suo inimitabile stile, provocatorio e disturbante, che lo farà presto approdare in America e diventare il Newton che tutti conosciamo, in grado di ridefinire, con le sue interpretazioni della femminilità e della moda, i confini morali e i costumi della società.

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