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Sacello della Domus di Vigna Guidi. Foto di Fabio Caricchia

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Sacello della Domus di Vigna Guidi. Foto di Fabio Caricchia

Nella domus degli dèi

Alle Terme di Caracalla inaugurata la domus di Vigna Guidi con affreschi e decorazioni che rimandano alla triade capitolina e a divinità egizie

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Arianna Antoniutti

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Da oggi, visitando le Terme di Caracalla, sarà possibile immaginare l’aspetto di quello che doveva essere l’antico quartiere presso Porta Capena, obliterato proprio per edificare il grandioso edificio termale antoniniano. Difatti il terrazzamento di fondazione delle Terme, inaugurate nel 216 d.C. e completate nel 235 d.C., portò alla distruzione di molti edifici preesistenti. Questo fu il destino della domus di età adrianea (II secolo d.C.), scoperta tra il 1858 e il 1869 sul lato sud-est dell’impianto termale, in una vigna di proprietà di Giovan Battista Guidi, ispettore onorario dei Monumenti Antichi.

La costruzione presentava un ricco apparato di affreschi, mosaici e decorazioni in opus sectile. Interrata, solo negli anni Settanta è stata nuovamente scavata, mentre gli affreschi di due suoi ambienti furono staccati, messi in sicurezza e a lungo studiati dagli archeologi della Soprintendenza. Ora, a pochi metri dal luogo di rinvenimento, sono visibili in un ambiente della Palestra orientale delle Terme: si tratta, rispettivamente, della decorazione pittorica di un luogo di devozione privato, e della volta di un triclinio.

Le due stanze si trovavano al piano terra della Domus di Vigna Guidi che, come indica la presenza di una scala, era stata trasformata in insula, con la costruzione di appartamenti ai piani superiori. Lo schema decorativo del soffitto del triclinio si componeva di una figura centrale ora scomparsa, circondata da ghirlande, uccelli, amorini su bighe e centauri, e poi ancora menadi e sileni. Il soffitto del triclinio venne alla luce, in frammenti, durante gli scavi degli anni Settanta. Conservati in un centinaio di casse, i pezzi sono ora oggetto di studio e di restauro, e per la prima volta ne vengono qui mostrate al pubblico due porzioni: un sileno che sostiene una piccola statua, con amorini a cavallo di un caprone, e un magnifico pannello con Dioniso su fondo rosso cinabro.
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L’ambiente per il culto domestico, invece, conosciuto come «Sacello» o «Larario», venne affrescato in due distinti momenti. Alla fase più antica (134-138 d.C.) risalgono le prospettive architettoniche in cui si inseriscono figure umane, statue, felini, cervi, mentre la seconda fase (decenni finali del II secolo d.C.), presenta una decorazione che, in un contesto privato, costituisce un’eccezionale scoperta. Eseguita sulla decorazione precedente, al di sopra di una leggera scialbatura, in essa figurano, su una parete la triade Capitolina: Giove, Giunone e Minerva e, sugli altri tre lati, le divinità egizie Anubi, Iside-Demetra, Serapide, e un quarto personaggio forse da identificare con Arpocrate.

«Si tratta di un unicum nel panorama romano di età adrianea» ha commentato Mirella Serlorenzi, direttrice delle Terme di Caracalla. Un tale sincretismo religioso non stupisce, difatti, in ambito romano, ma è la prima volta che, in un luogo dedicato al culto privato, i due mondi greco-romano ed egizio si trovano a vivere insieme, uno di fronte all’altro.
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Un particolare della raffigurazione di Dioniso dal triclinio della Domus di Vigna Guidi. Foto di Fabio Caricchia

Un particolare della raffigurazione di Anubi nel Sacello della Domus di Vigna Guidi. Foto di Fabio Caricchia

Arianna Antoniutti, 27 giugno 2022 | © Riproduzione riservata

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Nella domus degli dèi | Arianna Antoniutti

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