Nell’ex Jugoslavia le grandi lotte della modernità

Al MaXXI sessanta artisti dei Balcani affrontano i drammi della storia collettiva

Igor Grubić, «Angels with dirty faces», 2004-2006 (particolare)
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

Al MaXXI, dal 18 maggio al 12 settembre, la mostra «Più grande di me. Voci eroiche dalla ex Jugoslavia» dispiega a cura di Zdenka Badovinac e Giulia Ferracci un centinaio di opere di quasi sessanta artisti nati in Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Kosovo, Serbia e Slovenia, impegnati sui grandi temi socio-politici che hanno investito i Balcani, dalla seconda guerra mondiale alle guerre civili degli anni ’90 ai giorni nostri.

Dipinti, sculture, video, installazioni, fotografie affrontano i drammi della storia collettiva, mettendo a fuoco il lato umano delle lotte civili dei singoli: sono gli «eroi» del titolo, a volte anonimi, come gli operai ritratti con ali d’angelo da Igor Grubić nella serie «Angels with dirty faces». Di Boško e Admira (ricordati da Djorge Balmazvić) invece si conosce il nome e il destino: lui serbo, lei bosniaca, sono morti abbracciati sul confine dei loro Paesi in lotta.

La mostra s’incardina su otto sezioni, che fanno della ex Jugoslavia luogo emblematico e specchio delle grandi lotte civili della modernità: «Libertà democratica», «Uguaglianza di genere», «Tutela dei diritti dei lavoratori», «Il rischio dei processi di automatizzazione causati dalla società del consumo», «Spazi accessibili e funzionali a tutti», «Limitatezza dei processi decisionali individuali», «L’accettazione dell’altro da noi», «La relazione dell’uomo con la natura e le conseguenze del suo sfruttamento sfrenato».

«È una mostra dedicata a tutte quelle forze più potenti del nostro ego, spiega Giulia Ferracci, per le quali si rischia e si combatte: un amore, un credo, un ideale, che per loro genesi sono i principi totalizzanti e assoluti che conducono al compimento di un gesto eroico, più grande di noi».

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