Nel Padiglione catalano, l’acqua anima la performance
Alla Biennale di Venezia «Llim» di Lara Fluxà è un paesaggio di sculture alimentate dal vicino canale di San Pietro, con un sistema di tubature aeree

«L’acqua sarà il nuovo petrolio». Lo afferma Oriol Fontdevila, il curatore del Padiglione della Catalogna che per la 7ma volta si presenta tra gli Eventi Collaterali della Biennale grazie all’Istituto Ramon Llull, responsabile della diffusione della cultura catalana all’estero.
Scelto da una giuria indipendente, «Llim» di Lara Fluxà (Palma, 1985) è una performance interpretata dall’acqua e dal vetro. Esperta nella soffiatura del vetro nonostante la giovane età, l’artista ha creato un paesaggio di sculture (che lei chiama organismi) alimentate dall’acqua del vicino canale di San Pietro.
Avere i permessi per attingerla non è stato facile, ma alla fine un sistema di tubature aeree che si attiva grazie a sensori e microprocessori, porta l’acqua del canale al Padiglione catalano dopo avere attraversato quello della Scozia.
«Il sistema funziona con una pompa e approfittando anche dell’inerzia della gravità fa circolare l’acqua negli organismi che abitano nel padiglione, poi torna alla laguna» spiega Fluxà. A differenza degli antichi alchimisti che volevano nobilitare materiali umili, l’artista non intende trasformare nulla, anche se le sculture lasciano comunque passare l’ossigeno sufficiente a provocare cambiamenti imprevisti nei sedimenti che l’acqua depositerà nei 7 mesi della Biennale.
«È una proposta con diverse chiavi di lettura. Una abborda il problema della gestione del fango, i sedimenti su cui si è formata la laguna, problematica meno nota che non fa parte del cliché di Venezia pur essendo per la sua sopravvivenza ancor più pericolosa dell’acqua alta», spiega il curatore.
Da qui il nome dell’opera «Llim», limo, il fango ricco di sostanze organiche responsabile della prosperità dell’antico Egitto ed espressione del fluido vitale che scaturisce da una sequenza infinita di transizioni in cui la materia cambia permanentemente di stato. Il progetto fa riferimento al concetto d’immaginazione materiale del filosofo e fisico francese Gaston Bachelard, che teorizza il modo in cui i materiali influenzano il nostro modo di pensare. «Bachelard usa il limo come esempio di collaborazione tra i materiali», conclude il Fontdevila, ricordando che l’installazione crea un dialogo tra solido e liquido alludendo al perpetuo, instabile equilibrio tra acqua e terra, splendore e rovina proprio di Venezia.