Nel nome del figlio

Un affascinante gioco di specchi tra padre e figlio, Ettore e Michelangelo Pistoletto

L’installazione «I mobili di mio padre nel mio studio, 1976» di Michelangelo Pistoletto nel suo studio a San Sicario (To) nel 1976. Foto P. Mussat Sartor
Jenny Dogliani |  | Biella

C’è un momento nella vita in cui i figli diventano padri. Non è solo una questione biologica, ma piuttosto un fatto esistenziale. Arriva un giorno in cui guardando i nostri «vecchi» l’ammirazione diventa tenerezza, la rabbia comprensione, l’apprendimento insegnamento. Quello tra padre e figlio non è un rapporto univoco, come illustra la mostra «Padre e figlio. Ettore Pistoletto Olivero. Michelangelo Pistoletto Olivero», curata in tre sedi da Alberto Fiz, con un centinaio di opere tra dipinti, quadri specchianti, installazioni, lightbox, video e fotografie (dal 17 aprile al 13 ottobre).

Il confronto tra il noto esponente dell’Arte povera e suo padre, apprezzato restauratore e pittore figurativo tradizionale, comincia a Palazzo Gromo Losa (Biella). Al centro di un grande tela su specchio è serigrafato il ritratto di Michelangelo Pistoletto a tre mesi, disegnato dal padre. È «Autoritratto
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