Nei colori di Eggleston il mondo è più misterioso

Le 75 immagini dell’autore americano esposte al C/O Berlin raccontano una realtà quotidiana carica di mistero e di magia. Insieme, una mostra di Karolina Wojtas, vincitore del C/O Berlin Talent Award 2022 nella categoria «Nuove strategie documentarie»

«Untitled» (1970-73 ca) di William Eggleston. © Eggleston Artistic Trust. Cortesia di Eggleston Artistic Trust  e David Zwirner
Bianca Cavuti, Francesca Petretto |  | Berlino

È il 1976 quando il MoMA presenta una mostra destinata a passare alla storia: «Photographs by William Eggleston», curata da John Szarkowski e accompagnata dalla prima pubblicazione sulla fotografia a colori del museo, William Eggleston’s Guide. Vengono esposte circa 75 stampe a colori che rappresentano soggetti quotidiani, quasi banali. Mentre una parte della critica si pronuncia negativamente (Gene Thornton la definirà «la mostra più odiata dell’anno»), Szarkowski definisce le immagini del fotografo «perfette», parlando nel catalogo dell’utilizzo rivoluzionario che Eggleston (1939, Memphis) fa del colore.

Indietro non si torna: questo pionieristico lavoro spazza via la paura del colore, fino a quel momento denigrato come forma espressiva, e segna l’ingresso dell’artista statunitense nell’olimpo della fotografia. Dal 28 gennaio al 4 maggio il C/O Berlin dedica a questo indimenticabile fotografo la mostra «William Eggleston. Mystery of the Ordinary», un’immersione nel mondo a colori di un artista che con le sue opere ha influenzato generazioni di autori.

Eggleston fa del colore un’occasione per raccontare la realtà: le sue fotografie sono popolate da strade, macchine, tavoli da colazione, persone in attesa. Soggetti vernacolari, di prossimità: non a caso l’autore parla di «democratic camera» per definire il suo atteggiamento visivo. Tuttavia anche ciò che è familiare può caricarsi di mistero, ed è quello che accade all’interno di queste immagini, come anticipa il titolo della mostra.

Grazie al potere e alle possibilità compositive del colore, la quotidianità sembra precipitare in una dimensione sospesa, quasi magica, splendente nelle affascinanti tonalità e sfumature delle sue superfici e delle sue ombre. La mostra affiancherà le serie più note dell’artista ai suoi lavori meno conosciuti, ed è stata resa possibile dalla Art Mentor Foundation Lucerne. [Bianca Cavuti]

Comportati come quando andavi a scuola
Karolina Wojtas (Polonia, 1996) è l’artista multimediale che ha vinto il C/O Berlin Talent Award 2022 nella categoria «Nuove strategie documentarie» insieme a Matthias Gründig, premiato nella categoria «Teoria» e autore di un saggio teorico proprio sull’opera di Wojtas incluso nel catalogo (editore Spector Books) che accompagna la mostra monografica: «Karolina Wojtas. Abzgram», visitabile fino al 4 maggio presso C/O Berlin.

La giuria di concorso è stata catturata dalla cupa ironia del progetto «Abzgram» che ridicolizza il rigido, paramilitare, attuale sistema scolastico polacco, sorprendentemente non retaggio di età comunista ma figlio di un tempo (il nostro) che ostenta ovunque simpatie fasciste. Il progetto della giovane artista premiata, dal 2017 ad oggi costantemente in fieri, consiste in foto e video composti in spazi espositivi «walk-in» che stimolano il pubblico alla loro sperimentazione diretta: in questa personale berlinese Wojtas li trasforma in una sorta di aula scolastica-riformatorio chiusa da una recinzione, come si trattasse di un istituto di pena con cui i visitatori sono invitati a interagire.

Quando se ne varca la porta con la scritta «Szkoła» (scuola, in polacco), si devono ascoltare le istruzioni su come comportarsi secondo le regole della «Procedura d’ingresso in classe»: stare fermi, non toccarsi, mani distese lungo i fianchi, sguardo dritto davanti a sé come piccoli soldati indottrinati a un’idea di patria che fa ridere ma spaventa. Di questa dottrina Wojtas si prende gioco contrapponendo a ordine, controllo e disciplina un mondo visivo ed esperienziale fatto di kitsch, eccentricità e assurdo, con una pratica fotografica che infrange tutte le regole canoniche e di armonia, con composizioni oblique, colori sovrasaturi, sfocature e un uso aggressivo del flash. [Francesca Petretto]

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