Musealia Americana | The Art Institute of Chicago

Viaggio negli Stati Uniti alla scoperta di musei poco noti in Italia. Chicago, Illinois

Georges Seurat, «Domenica pomeriggio sull'isola della Grand-Jatte», Chicago, Art Institute, Helen Birch Bartlett Memorial Collection
Thomas Clement Salomon |  | Chicago

L'Art Institute di Chicago è, per estensione, il secondo museo degli Stati Uniti dopo il Metropolitan Museum di New York. La sua collezione di dipinti moderni è tra le più straordinarie del pianeta. Venne fondato nel 1879, quale Museo e Scuola di Belle Arti, in un periodo topico per la rinascita della città, duramente provata dalla devastazione dell'incendio del 1871. La sede attuale, inaugurata nel 1893 in occasione della «World's Columbian Exposition», è situata tra la Michigan Avenue e Adam Street, sulle sponde del lago Michigan.

L'edificio è in stile Beaux-Arts e ai lati dell’ingresso due monumentali leoni in bronzo realizzati dallo scultore Edward Kemeys sono divenuti un'icona dell'Art Institute. Nel periodo natalizio vengono ornati con decorazioni vegetali e in tempi di Covid-19 sono stati muniti di mascherine per sensibilizzare la popolazione al loro utilizzo. Nel 1913 l'Art Institute ospitò una tappa dell'«Armory Show», la mostra che suscitò scandalo presentando, per la prima volta in America, le opere degli artisti d'avanguardia europei. In quest'occasione, con l'acquisto di una selezione di opere, si formò il primo nucleo dell'attuale collezione di arte moderna.

Nel 1901, alla struttura originaria, è stata aggiunta una biblioteca e successivamente in più riprese sono state ampliate le gallerie espositive e gli spazi per l'amministrazione. Nel 2009 è stata inaugurata la Modern Wing, progettata da Renzo Piano, di fronte al Millennium Park per ospitare le collezioni di arte moderna e nuovi spazi ricettivi. Si tratta del più cospicuo ampliamento nella storia dell'Art Institute: con 24mila metri quadri di spazi aggiuntivi ha incrementato del 35% la superficie complessiva del museo.

L'Art Institute, che inizialmente custodiva una selezione di calchi in gesso, oggi vanta una collezione di circa 300mila opere. Nel dipartimento di Ancient and Byzantine Art è conservato il frammento in marmo di una testa di Antinoo, il giovane amato dall'imperatore Adriano. Il resto dell'opera si trova a Roma nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps. Nel 2016, nella mostra «A Portrait of Antinous. In two parts», il busto romano, ampiamente restaurato in epoca moderna, è stato esposto al fianco del volto oggi custodito all'Art Institute.

Le gallerie dedicate ai dipinti europei antichi custodiscono opere di prim'ordine. Tra di esse vi è il capolavoro del pittore caravaggesco Bartolomeo Manfredi «Cupido castigato» in cui Marte percuote il giovane Cupido raffigurato a terra in una posa languida. Accanto è esposta la «Resurrezione» dipinta da Cecco del Caravaggio tra il 1619 e il 1620. In essa Cristo appare vittorioso sovrastando gli altri personaggi, mentre una splendida natura morta, composta da un rilievo antico, una lanterna e frammenti di un'armatura, caratterizza la parte inferiore della tela. Lungo il percorso espositivo s’incontrano poi varie opere di Rubens, Van Dyck, Rembrandt, Velázquez, El Greco e molti altri.

Impareggiabile, forse la più completa al mondo, è la collezione di dipinti moderni. Sono oltre 30 i dipinti di Claude Monet, una decina quelli di Edouard Manet. Decine anche le opere di Edgar Degas e quelle di Paul Cézanne. Tra i Van Gogh è esposta una delle versioni della «Camera da letto» dipinta nel 1889. Toulouse Lautrec è presente con dipinti fondamentali all'interno del suo catalogo come «Al Circo Fernando-Cavallerizza» eseguito tra il 1887 e il 1888 e «Al Moulin Rouge» e «Moulin de la Galette» tra le più importanti testimonianze pittoriche della Parigifin de siècle. Numeri e qualità davvero impressionanti.

La capitale francese è protagonista anche di due tele di grande formato, oggi tra le icone del museo: «Domenica pomeriggio sull'isola della Grand-Jatte» di Georges Seurat e «Strada di Parigi in un giorno di pioggia» di Gustave Caillebotte (1877). Si tratta di due tra gli episodi più alti della produzione artistica francese dell'Ottocento.

L'opera di Seurat venne acquistata nel 1924 dal collezionista Frederic Clay Bartlett per 20mila dollari e donata all'Art Institute già due anni dopo. Si tratta di un'acuta ed enigmatica rappresentazione della borghesia parigina, colta in un momento di svago, in un giorno festivo sull'isola della Grand-Jatte. In uno spazio che rimanda alle iconografie dei Maestri del passato, il pittore ha immortalato le figure, quasi pietrificate, attraverso minuti tocchi di pennello: non è una semplice rappresentazione bucolica dell'ozio domenicale in quanto alcune figure assumono tratti parodistici.

Acquistato dal museo nel 1964, anche il capolavoro di Caillebotte raffigura magistralmente una scena di vita quotidiana della Ville lumière di fine Ottocento. Ambientata nell'attuale Place de Dublin, a pochi passi dalla stazione Saint-Lazare, la composizione conduce lo spettatore in una fredda e piovosa giornata parigina. Sullo sfondo la capitale francese in seguito alla riorganizzazione urbanistica del Barone Haussmann che progettò i rettilinei boulevard in sostituzione del labirinto di stradine medievali. Protagonisti della tela sono sparuti gruppi di persone che si dirigono verso casa, al lavoro o a fare acquisti. Ognuno di essi è assorto nei suoi pensieri e si ripara dalla pioggia battente con scenografici ombrelli. Di buon umore appare la coppia in primo piano, sulla destra, che non degna neanche di uno sguardo lo spettatore perché assorta da un qualche avvenimento che si svolge al di fuori della superficie pittorica.

Per esaltare alcuni aspetti delle proprie collezioni, l'Art Institute mostre di ricerca. Attualmente chiusa a causa del Covid-19, la grande mostra «El Greco. Ambition and Defiance» è visitabile online. In programma per il futuro ci sono una rassegna espositiva dedicata a Claude Monet e alla sua influenza per Chicago e una dedicata a Toulouse-Lautrec e alla cultura delle celebrità nella Parigi del suo tempo.

James Rondeau, da oltre 20 anni al lavoro nelle fila dell'Art Institute e oggi presidente e direttore, sta portando avanti con determinazione la missione principale del museo: «ispirare la ricerca, l'indagine e il libero scambio delle idee tramite l'esperienza dell'arte, attraverso il tempo e le culture». Un'attività, oggi, quantomai rilevante, considerando il ruolo attivo che i musei hanno nella formazione della coscienza della società civile.

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© Riproduzione riservata Salvador Dalí, «Venere di Milo con cassetti», Chicago, Art Institute, dono di Mrs. Gilbert W. Chapman Gustave Caillebotte, «Strada di Parigi in un giorno di pioggia», Chicago, Art Institute, collezione Charles H. and Mary F.S. Worcester Bartolomeo Manfredi, «Cupido castigato», Chicago, Art Institute, collezione Charles H. e Mary F.S. Worcester Vincent van Gogh, «La camera da letto», Chicago, Art Institute, Helen Birch Bartlett Memorial Collection Edward Kemeys, «Figura di leone», Chicago, Art Institute
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