Musealia Americana | Philadelphia Museum of Art

Viaggio negli Stati Uniti alla scoperta di musei poco noti in Italia. Filadelfia, Pennsylvania

Sylvester Stallone interpreta Rocky Balboa di fronte al Philadelphia Museum of Art
Thomas Clement Salomon |  | Filadelfia

Nel 1976 usciva nelle sale cinematografiche americane il film «Rocky», interpretato da un allora semisconosciuto Sylvester Stallone. Da quel momento, uno dei più importanti luoghi di cultura degli Stati Uniti, il Philadelphia Museum of Art, è diventato meta di pellegrinaggio per turisti e luogo di aggregazione per i residenti. Nel film infatti il pugile italo-americano si allena percorrendo di corsa la monumentale scalinata del Museo, oggi nota come «Rocky steps»e al termine della salita si ferma a osservare il panorama in direzione della Benjamin Franklin Parkwaycon le braccia alzate e i pugni chiusi verso il cielo. È inevitabile oggi, per chi si accinge a visitare il Museo, imbattersi in decine di giovani che si allenano sulla celebre scalinata e in altrettanti turisti che scattano selfie emulando la posa del pugile.

In tempi di pace, si sa, gli eroi americani sono quelli prodotti dal cinema o dall'industria musicale e i luoghi che frequentano diventano iconici. Senza nulla togliere a Rocky, bisognerebbe però riportare l'attenzione su ciò che avviene all'interno del museo dove sono custodite più di 240mila opere d'arte, tra le quali una delle versioni dei «Girasoli» di Van Gogh e «Le Grandi Bagnanti» di Cézanne, e dove la leadership dell'istituzione sta portando avanti una faraonica operazione di ampliamento degli spazi espositivi e ricettivi firmata dall'archistar Frank O.Ghery.

Fondato nel 1876, il Philadelphia Museum of Art è una delle principali sedi museali d'America. Il suo splendido edificio, terminato nel 1928,  ricorda le linee di un tempio greco ed è considerato una delle espressioni più felici del movimento architettonico e urbanistico «City beautiful sviluppatosi negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento. All'interno 200 gallerie testimoniano 2mila anni di produzione artistica. Particolarmente interessanto le Period Rooms volute dal Direttore Fiske Kimball, in carica dal 1925 per quasi trent'anni, che inviò i curatori in Asia e in Europa in cerca di diverse tipologie di arredi. Grazie a Kimball oggi i visitatori possono ammirare fedeli ricostruzioni di stanze olandesi del Seicento, salotti parigini settecenteschi o sale i cui arredi provengono da palazzi cinesi.

Sculture e terrecotte provenienti dall'India e dalla Cina sono tra le opere più antiche presenti nelle collezioni. Arazzi su disegno di Pieter Paul Rubens e Pietro da Cortona con scene della «Vita di Costantino» sono esposti intorno alla balconata che affaccia sulla Great Stair Hall. A plasmare il percorso espositivo hanno contribuito anche alcuni dei più grandi artisti del Novecento tra cui Marcel Duchamp, che seguì personalmente il montaggio del suo «Grande Vetro» nel 1954, e Cy Twombly, che sovrintese alla realizzazione della galleria per la sua serie «Fifty Days at Iliam»del 1978.

Principale nucleo delle collezioni è coumque la straordinaria raccolta di dipinti impressionisti. A dare impulso alla promozione dell’Impressionismo in America fu la talentuosa pittrice Mary Cassatt, nata a Pittsburgh in Pennsylvania, che incoraggiò molti industriali della zona ad acquistare opere di artisti francesi non ancora particolarmente celebrati in patria. In particolare trasmise questa passione a suo fratello Alexander Cassatt, presidente di una società ferroviaria tra le più importanti del Paese, la Pennsylvania Railroad. Ospitando i dirigenti dell'azienda nelle sue residenze in cui erano esposte tele di Claude Monet, Edgar Degas e Camille Pissarro, Alexander Cassatt suscitò nei facoltosi industriali di Filadelfia il desiderio di possedere dipinti impressionisti. Le prime opere impressioniste entrate nel 1921 nelle collezioni del Philadelphia Museum of Art provenivano proprio dalla collezione di Alexander Cassatt e ad esse si aggiunsero successive donazioni e acquisizioni che resero unica la collezione.

Tra i donatori vanno ricordati l'avvocato John G. Johnson, amico dei Cassatt, che possedeva anche un «Ritratto di Gentiluomo»di Antonello da Messina, el'imprenditore SamuelStockton White. Ad arricchire le collezioni di Arte Moderna contribuirono inoltre i lasciti dell'avvocato Albert Eugen Gallatin e soprattutto quello dei coniugi Walter e Louise Arensberg i quali, dopo aver visitato l’«Armory Show» del 1913, misero in piedi una straordinaria collezione di opere di Picasso, Matisse, Georges Braque e Marcel Duchamp, artista con il quale i coniugi intrapresero un vero e proprio sodalizio creativo.

Grazie alla competenza del suo management e alla generosità degli industriali della città che hanno donato le loro collezioni, oggi il museo vanta decine di opere di Monet, Renoir, Cézanne, Matisse e Van Gogh, la collezione più importante al mondo di opere di Duchamp, il capolavoro di Salvador Dalí del 1936 «Premonizione della Guerra Civile», il dipinto «Al Moulin Rouge» eseguito da Toulouse-Lautrec tra il 1889 e il 1990 e molto altro.

L'attuale Direttore Timothy F. Rub sta portando avanti con successo una campagna di fundraising per il rimodernamento e l'ampliamento dell'originaria struttura neoclassica del museo la cui fine lavori è prevista, Coronavirus permettendo, entro quest’anno. Si tratta di un ambizioso piano decennale da 500 milioni di dollari che, tra il resto, prevede 2mila metri quadrati di nuovi spazi espositivi. Rub non è nuovo a questo tipo di imprese. Già durante la sua direzione al Cleveland Museum of Art ha portato a termine la prima fase di un progetto da 350 milioni di dollari di ampliamento e rinnovamento degli spazi museali.

MUSEALIA AMERICANA
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© Riproduzione riservata La sala dedicata a Cy Twombly al Philadelphia Museum of Art Vincent van Gogh, «Girasoli», 1963, Philadelphia Museum of Art, The Mr. and Mrs. Carroll S. Tyson Jr. Collection Antonello da Messina, «Ritratto di un giovane», 1917, Philadelphia Museum of Art, John G. Johnson Collection Paul Cézanne, «I "Grandi bagnanti"», 1937, Philadelphia Museum of Art, opera acquistata con il W. P. Wilstach Fund Claude Monet, «Il ponte pedonale giapponese e lo stagno delle ninfee, Giverny», 1963, Philadelphia Museum of Art, The Mr. and Mrs. Carroll S. Tyson Jr. Collection La facciata del Philadelphia Museum of Art
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