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Monumentali, caparbi e raffinati

Claudia Crosera

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Nel cinquecentesco Palazzo Tadea dall’11 giugno al 5 novembre è di scena «Percorsi nella scultura italiana 1841-2001», tradizionale appuntamento estivo della Fondazione Ado Furlan, accompagnato da un catalogo curato da Fabio Belloni e Massimo De Sabbata, con contributi di Alessandro Del Puppo, Flavio Fergonzi e Denis Viva (Forum 2015).

La mostra è articolata in tre sezioni. Nella prima è analizzata la scultura monumentale prodotta in regione tra il 1841 e il 1942. La più antica opera in mostra è il marmo di «Zefiro e Flora» del 1841 del pordenonese Antonio Marsure (1807-55). Segue un gesso del 1890 di Luigi De Paoli (1857-1947) rappresentante «Icaro», espressione del Verismo accademico di fine ’800. L’ultima opera della sezione è una replica in gesso della Fontana del cinghiale che Ado Furlan realizzò nel 1942 per il Foro Italico, esempio della scultura monumentale di età fascista.

«Tre sole opere separate ciascuna da mezzo secolo, spiega il professor Alessandro Del Puppo, difficilmente potrebbero ambire a una narrazione coerente e compiuta persino di una vicenda “marginale” come la scultura di area friulana tra Otto e prima metà del Novecento, eppure il trittico proposto in questa sezione d’apertura consente un discorso di sintesi».

La seconda sezione è monografica ed è dedicata alla carriera di scultore di Ado Furlan, che si protrasse dal 1933 al 1971. Undici sculture in marmo, bronzo, gesso e cera modellate da un uomo colto e raffinato che, ricorda il professor Flavio Fergonzi dell’Università di Udine, «continuò a credere caparbiamente nel primato della scultura come paziente ricerca tecnica per l’ottenimento dell’effetto espressivo voluto a partire dall’emozione plastica ricevuta dal modello».

Nella terza parte sono esposte sculture italiane del 1958-2001 di Lorenzo Guerrini, Pietro Cascella, Carlo Ciussi, Nane Zavagno, Giò Pomodoro, Giuseppe Uncini, Nicola Carrino, Mauro Staccioli, Pietro Gilardi e Massimo Poldelmengo. Per alcuni di questi, osserva Denis Viva, «modellare, sagomare, scolpire, fondere, financo costruire furono alcune delle prerogative di un mestiere cui questi scultori non vollero rinunciare».

Claudia Crosera, 08 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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