Moi, Camille Claudel

Uno spettacolo teatrale, una tavola rotonda, un libro di prossima uscita sulla tormentata scultrice francese

Camille Claudel in una foto di César del 1884 ca
Chiara Pasetti |

Milano. Quando Camille Claudel (1864-1943) inizia a modellare con la creta, l’argilla, materiali facilmente reperibili nella sua terra natale, «un piccolo villaggio nel dipartimento dell’Aisne», è ancora una ragazzina. Il padre, il solo in famiglia che ne intuisce e poi sostiene la vocazione, fa trasferire la famiglia a Parigi per consentirle di frequentare i corsi dell’Accademia Colarossi. Il suo primo maestro Alfred Boucher informa Rodin del talento della giovane. E da quel momento (intorno al 1883-84) Camille entra nell’atelier Rodin, diventandone subito una delle collaboratrici più esperte.
Tra il maestro e l’allieva, dotata di singolare bellezza, più giovane di lui di ventiquattro anni, scoppia un coup de foudre artistico e sentimentale (ma non al punto, per Rodin, da decidere di troncare la sua relazione con Rose Beuret, dalla quale ha avuto un figlio). La liaison, pericolosa
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

© Riproduzione riservata Camille Claudel, «L’Âge mûr» (versione del 1898) Camille Claudel, «La Valse» (seconda versione, 1905)
Altri articoli di Chiara Pasetti