Moccia + Bonalumi da Mazzoleni

Due personali nella sede torinese della galleria

Rebecca Moccia, «Un corpo che si infiamma» © Diego Mayon Courtesy Mazzoleni, London - Torino
Monica Trigona |

Prosegue sino al 18 novembre nella galleria Mazzoleni la mostra «Rebecca Moccia. Somewhere in the Room». L’artista napoletana è stata vincitrice nel 2021 della borsa di ricerca internazionale promossa dal Ministero della Cultura (DGCC) nell’ambito del programma Italian Council. La materialità degli stati percettivi ed emotivi è al centro della sua sfaccettata ricerca, che lei spiega rifarsi ad «atmosfere mediali, sentimenti spazializzati che creano condizioni attorno ai corpi, ma allo stesso tempo li attraversano e li interpellano. Non frame che perimetrano e isolano porzioni di spazio e attenzione, ma situazioni che si collocano in un preciso contesto socioculturale e psicofisico, che non trascende aspetti come la temperatura, la stagionalità, il vissuto».

Tempi e luoghi per Moccia sono portatori di emozioni che si propagano nello spazio coinvolgendo la collettività. Quest’ultima, immersa in uno stato di solitudine creato dalle strutture politiche e sociali neoliberali, è protagonista delle immagini termiche «Cold as You Are». Oltre alle ceramiche concepite per l’esposizione alla Fondazione ICA di Milano del 2023, l’allestimento torinese comprende il non-fiction film «Ministries of Loneliness», la nuova installazione site-specific «How often do you feel heard», formata da cavi microfonici e ceramica raku, e il maestoso arazzo «Un corpo che si infiamma» che rappresenta una termografia e che è stato realizzato in collaborazione con Giovanni Bonotto.

Dall’1 novembre la galleria ospita anche una grande retrospettiva su Agostino Bonalumi che evidenzia il coinvolgimento diretto dell’artista lombardo all’interno della macchina teatrale. A dieci anni dalla sua scomparsa, il percorso, «Il Teatro delle Forze», curato da Marco Scotini, presenta le sculture, gli ambienti e i costumi concepiti per l’opera musicale «Partita» di Goffredo Petrassi e per l’azione coreografica «Rot» di Domenico Guaccero, oltre a documenti originali e a bozzetti dalla fine degli anni ’60 fino agli anni ’70.

© Riproduzione riservata
Calendario Mostre
Altri articoli di Monica Trigona