Meraviglie dal SUDAN | 6. Meroe
Il taccuino di viaggio di Francesco Tiradritti
La prima volta che ho visitato Meroe era il 1992. Mi trovavo in Sudan con la missione de «La Sapienza» di Roma e stavamo aspettando i permessi per cominciare a lavorare al Gebel Barkal. L’Ambasciatore italiano di allora aveva messo a nostra disposizione due fuoristrada. Il sistema viario sudanese non si era ancora evoluto e si raggiungeva Meroe percorrendo piste nel deserto.
Sulla sabbia apparivano come strisciate di pneumatici intersecantesi le une alle altre che formavano tracciati misteriosi e imperscrutabili. Gli autisti li percorrevano con una sicurezza che destava la più totale ammirazione ma che non riusciva a fugare del tutto il timore che potessero perdersi. E noi con loro.
Fu un viaggio di balzi, rimbalzi e sobbalzi e raggiungemmo Meroe quando ormai era già calata la notte. L’unica sistemazione allora disponibile era lo scheletro di un edificio in costruzione. Mangiammo quel poco che avevamo
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