Massimo riserbo sulla provenienza dei sessanta reperti archeologici restituiti all’Italia

Provenienti dagli Stati Uniti e presentati a Roma gli oggetti recuperati dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale in collaborazione con il New York County District Attorney’s Office

Kylx a fondo bianco (V sec. a.C.)
Arianna Antoniutti |  | Roma

Si è svolta ieri, lunedì 23 gennaio, nella Sala Spadolini del MiC, in via del Collegio Romano, la presentazione dei sessanta reperti archeologici recuperati dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (Tpc), in collaborazione con il New York County District Attorney’s Office. Riportati in Italia dagli Stati Uniti, dove erano stati illegalmente esportati e venduti, 57 dei 60 pezzi erano in esposizione di fronte al tavolo dei relatori: il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Roma Angelantonio Racanelli, il comandante dei Carabinieri TPC, generale B. Vincenzo Molinese, e il viceprocuratore del District Attorney’s Office di Manhattan, colonnello Matthew Bogdanos.

Al centro della stanza troneggiava il magnifico affresco con «Ercole fanciullo che uccide il serpente», dipinto murale proveniente da Ercolano. Non meno straordinari altri pezzi, quali la testa di Atena di età ellenistica (frammento di una statua in marmo, probabilmente da un’area sacra), il raro busto maschile in bronzo, ancora recante tracce polimateriche nella resa degli occhi, e la kylix a fondo bianco (V sec. a.C.).
Affresco con «Ercole fanciullo che uccide il serpente», proveniente da Ercolano
Il ministro Sangiuliano, dopo aver sottolineato come l’operazione sia il frutto dell’attività corale di Carabinieri Tpc e autorità statunitensi, ha ricordato l’articolo 9 della Costituzione, «che ci richiama all’importanza della tutela dei beni culturali. Molto ancora, in questa direzione, dovrà essere fatto. Vogliamo assicurare il ritorno nel nostro Paese di altre opere depredate, e la strada giusta è la collaborazione internazionale. La certezza del diritto e le leggi internazionali sono garanzia di civiltà».

«Le indagini sull’arte non finiscono mai», ha detto il generale Molinese, e grande è l’importanza degli strumenti tecnologici, sempre più sofisticati, che hanno consentito di individuare, in case d’asta e collezioni private, i reperti recuperati. Datate fra il VII secolo a.C. e il I d.C., dal valore stimato di oltre 20 milioni di dollari, le opere saranno presto esposte presso il Museo dell’Arte Salvata di Roma, come era già accaduto, nel settembre scorso, per il gruppo di Orfeo e le sirene, tornato in Italia dal Getty.
Testa in marmo di Atena di età ellenistica
Sulla provenienza dei sessanta reperti recuperati, invece, vige ancora il massimo riserbo perché, come ha dichiaro il generale Molinese, «si tratta di informazioni che è ben non divulgare, in quanto possono pregiudicare le indagini successive». In chiusura di presentazione, è intervenuto dal pubblico il sottosegretario Vittorio Sgarbi che, in materia di prevenzione dei crimini contro i beni culturali, ha richiamato l’attenzione sul tema caldo delle intercettazioni. Esse potrebbero, secondo il sottosegretario, essere efficaci per prevenire sia gli scavi clandestini, sia le vandaliche azioni di protesta degli attivisti contro il cambiamento climatico.

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