Maria Grazia Filetici: «Il Munda rimarrà al Mattatoio»

I nuovi direttori dei «supermusei» statali | Museo Nazionale d’Abruzzo

Maria Grazia Filetici, direttrice del Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila
Stefano Miliani |  | L'Aquila

Architetto, nata a Napoli nel 1956, Maria Grazia Filetici è la neodirettrice del Munda, Museo Nazionale d’Abruzzo, diventato «museo con autonomia speciale» proprio con la sua nomina. Mentre i restauri del Castello Spagnolo potrebbero finire forse nel 2022, dal 2015 il Munda ha sede nell’ex Mattatoio, di fronte alla monumentale Fontana delle 99 Cannelle. In servizio al Mibact dal 1985, Maria Grazia Filetici ha curato diversi progetti nelle zone archeologiche di Pompei e di Roma e nel 2017 ha vinto l’Europa Nostra Award per il restauro della Piramide di Caio Cestio nella capitale.

Direttrice Filetici, qual è il primo punto nel suo programma?

«Lavorando al presente, pensando al futuro, conoscendo il passato», il mio principale intento è restituire al pubblico l’opera lungimirante che consentì, con un lavoro scientifico d’avanguardia, di inaugurare nel 1951 nel Castello spagnolo il Museo Nazionale d’Abruzzo. La raccolta delle opere conservate nei depositi rappresenta una ricchezza inestimabile della cultura abruzzese dall’antichità al ’900. Il mio compito sarà riordinare le collezioni e avviare una urgente e indispensabile cura manutentiva. Sarà imprescindibile un piano condiviso con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Aquila e il cratere. Raccoglierò la sfida.

Il museo, creato nell’ex mattatoio nel dicembre 2015, è molto ben fatto.

È importantissimo ed espone opere bellissime: è stato realizzato dalla direttrice che mi ha preceduto, Lucia Arbace, che ringrazio per il grande lavoro svolto con efficacia e particolare sensibilità storico-artistica.

Il secondo obiettivo?

Avere una squadra con competenze multidisciplinari che possa produrre nuovi percorsi critici e progettuali. I progetti saranno orientati all’inclusione sociale, alla valorizzazione delle collezioni, alla loro sicurezza e alla loro nuova partecipazione alla vita della città. Attenzione particolare sarà da me riservata ai rapporti inter istituzionali.

Il Castello è chiuso dal terremoto del 2009. E ha lo scheletro del mammut che era amatissimo dai ragazzi.

Il mammut è tra le priorità da affrontare. Con i colleghi della Soprintendenza impegnati nel complesso restauro del Castello avvieremo collaborazioni per interventi coerenti e condivisi.

Del Munda nell’ex mattatoio che cosa succederà?

È troppo presto per avanzare un’ipotesi. Il Munda al mattatoio rimarrà, è un’area d’interesse strategico sia per la sua storia che per i progetti di sistemazione che il Comune ha in programma.

Perché ha scelto L’Aquila?

Credo che la mia esperienza maturata come architetto dei beni culturali possa essere utile per la città: c’è necessità di un progetto generale attraverso il quale proporre nuovi scenari di valorizzazione, inclusione e partecipazione a un patrimonio che dovrà essere nuovamente goduto da tutti. Ho incontrato grandi maestri, Adriano La Regina mi ha inserito in un mondo fantastico romano, pieno di passione, di rapporti disciplinari, di eccellenze e di una visione ampia e progressista.

Quale luogo aquilano apprezza di più?

Più che un luogo mi affascina il rapporto fra il fantastico territorio degli eremi, dove si uniscono tradizioni, borghi e opere d’arte di tutto l’Abruzzo.

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