Marcel Broodthaers e il suo museo dell’incomunicabilità

Al MASI di Lugano le «poesie industriali» dell’artista belga in un allestimento in collaborazione con il museo WIELS di Bruxelles

«Livre Tableau ou Pipes et formes académiques» (1970), di Marcel Broodthaers. © Succession Marcel Broodthaers / 2022, ProLitteris, Zurich
Ada Masoero |  | Lugano

Poeta fino ai quarant’anni, poi artista visivo, ma sempre fortemente legato alla scrittura, il belga Marcel Broodthaers (1924-76) è stato uno degli esponenti più significativi dell’arte concettuale, critico osservatore dei rapporti che intercorrono tra arte, linguaggio, comunicazione, oltre che dei meccanismi, anche economici, sottesi al sistema dell’arte e dei musei. Tanto da inventarsi un museo fittizio, il Musée d’Art Moderne, Département des Aigles (l’aquila era per lui una sorta di animale guida) situato nella sua casa di Bruxelles, di cui si autonominò direttore e curatore.

Era il 1968 e Broodthaers, che condivideva la volontà di rivolta di quel movimento contro l’autorità, aveva avviato intanto il ciclo delle «Poesie industriali»: placche di plastica termoformata e verniciata, che mimavano il modello dei cartelli stradali ma che, al contrario di quelli, non comunicavano nulla. Erano infatti abitate da combinazioni di lettere, segni di punteggiatura, simboli privi di valore semantico (come prima di lui aveva fatto Kounellis nei suoi «Alfabeti»), ma erano portatrici della riflessione, allora assai dibattuta, sulla riproducibilità dell’opera d’arte.

Il MASI-Museo d’arte della Svizzera Italiana ne presenta un gran numero nella mostra «Marcel Broodthaers. Poesie industriali» (aperta fino al 13 novembre nella sede del LAC) curata, in collaborazione con gli eredi dell’artista, da Dirk Snauwaert e Charlotte Friling per il museo WIELS di Bruxelles (con cui è stata realizzata) e da Francesca Benini per il MASI.

Con 72 placche in diverse variazioni, vanno in scena anche alcuni pezzi unici, disegni e schizzi preparatori, tre film e l’opera audio «Intervista al gatto» (un’intervista al felino sull’arte contemporanea), con il contrappunto di alcune delle sue «Lettere aperte». Coerentemente con il suo pensiero, la produzione delle «Poesie industriali» terminerà nel 1972, con la «consacrazione» ricevuta a documenta 5 di Kassel.

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