Manualità femminile da Artropia

Lo spazio milanese inaugura la sua nuova sede, attigua alla storica galleria, con il «racconto polifonico» di Adélaïde Feriot e Seulgi Lee

Veduta della mostra «Le donne  con tre anime, Adélaïde Feriot e Seulgi Lee», Artopia gallery. Foto Matteo Pasin
Francesca Interlenghi |  | Milano

Trae ispirazione da un romanzo futurista della scrittrice, disegnatrice e fotografa austro-italiana Rosa Rosà (Una donna con tre anime) la bipersonale dal titolo «Le donne con tre anime», che la galleria Artopia dedica fino al 12 gennaio 2024 ad Adélaïde Feriot (Libourne, 1985) e Seulgi Lee (Seul, 1972). La mostra, a cura di Marjolaine Lévy, mette in dialogo due artiste «accomunate da un forte propensione per l’artigianato, spiega la curatrice, e da un’astrazione narrativa e impegnata capace di veicolare un messaggio: ora femminista, ora politico, ora ecologico. Se ad un primo livello di lettura le opere rivelano la loro valenza estetica, ad un livello più profondo nascondono un mondo tutto da scoprire. C’è una postura femminista che le caratterizza e il mio intento era anche di far conoscere al pubblico italiano il lavoro di due protagoniste della scena artistica francese molto incisive, capaci di farsi strada in questo mondo fallocratico».

L’immagine di una donna energica, libera e disposta ad abbracciare i propri sogni riconnette il progetto espositivo al romanzo del 1918 di Rosa Rosà (pseudonimo di Edith von Haynau) in cui l’autrice propone il concetto di «donna del posdomani»: una sorta di manifesto in opposizione al discorso patriarcale del leader del movimento futurista Marinetti. Considerato il primo testo di fantascienza femminista, il libro ripercorre il viaggio di Giorgina Rossi, casalinga vittima di uno strano evento elettromagnetico, che sottoponendola a un processo di metamorfosi le fa scoprire tre anime distinte, prefigurazioni della donna del futuro.

La mostra inaugura il nuovo spazio espositivo, un laboratorio di fine ‘800 situato nel cortile dello stesso edificio che ha ospitato per più di vent’anni la galleria, progettato dallo studio Martinelli Venezia. Qui le artiste danno vita a un racconto polifonico, animato da una costellazione di oggetti.
Feriot si esprime nel territorio liminare che separa la scultura dalla pittura, l’astrazione dalla figurazione, mettendo in dialogo materiali diversi come il metallo e il tessuto. Accoglie il visitatore l’opera in velluto di grandi dimensioni «Aurora on Mars» (2023), traduzione con inchiostri blu e viola di un tramonto ripreso recentemente dalla NASA sul pianeta Marte. A fare da contrappunto all’onirismo di questo lavoro, il volto femminile di «Beams of Light (crying)» (2023), scultura in alluminio dai cui occhi, come lacrime, scendono lacerti di stoffa colorata.

Anche Lee realizza opere tessili, seppur con esito formale differente. Tratta dalla serie di coperte a cui l’artista lavora dal 2014, «U: voir des éléphants roses» (2023) è una vivace composizione geometrica realizzata secondo l’antica tradizione coreana Nubi, messa a punto dagli artigiani Tongyeong che cuciono a mano, linea per linea, le trapunte imbottite. Ogni coperta enuncia un proverbio popolare, scelto da Lee per i suoi toni umoristici. «Basket Project»(2017) è invece una installazione di cestini realizzati con artigiani del Burkina Faso, che corrispondono ognuno sia ad una traduzione formale della vocale YA nell’alfabeto coreano, sia alla reinterpretazione di un oggetto funzionale, che perde ogni caratteristica d’uso divenendo scultura.

In un tempo remoto, prima che la donna potesse liberare la parola, era la sua mano manifatturiera a istituire il suo legame con il mondo. In omaggio a questo strumento femminile di traduzione, il percorso espositivo si conclude, al piano superiore, con le mani di bronzo di Feriot, che paiono abitare il muro in un gesto spettrale, a cui fanno eco le centinaia di piccole sculture astratte realizzate con fili metallici colorati, progettate da Lee per essere manipolate e tenute in mano.

© Riproduzione riservata Veduta della mostra «Le donne  con tre anime, Adélaïde Feriot e Seulgi Lee», Artopia gallery. Foto Matteo Pasin
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