Madrid, al Reina Sofía si accende il dopo Borja-Villel
Il Ministero della Cultura spagnolo lancia il bando del concorso per dirigere il Museo: candidature entro il 24 marzo. Intanto l’ex direttore dopo 15 anni se ne va sbattendo la porta

Il Patronato del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, la più importante istituzione spagnola dedicata all’arte contemporanea, ha pubblicato il bando del concorso per scegliere il sostituto di Manuel Borja-Villel, che ha diretto il museo negli ultimi 15 anni. Per evitare che si presentasse a un concorso che, con ogni probabilità, avrebbe vinto di nuovo, nei mesi precedenti alla fine del contratto Borja-Villel ha subito attacchi professionali e personali, inauditi nel pur feroce mondo dell’arte spagnolo e al limite di una denuncia per diffamazione. L’ex direttore è stato oggetto di una campagna orchestrata da alcuni mezzi di comunicazione dell’estrema destra monarchica in combutta con le lobby più reazionarie, che difendono un’arte in effetti esclusa dalla sua visione di museo contemporaneo.
A ricordare gli obiettivi raggiunti dal suo mandato di direttore ci ha pensato una lettera aperta, firmata dalle più rilevanti personalità dell’arte contemporanea internazionale, in cui si denuncia la volontà di delegittimare il lavoro del team del museo, che ha attualizzato il simbolismo antifascista di «Guernica» di Picasso, ha appoggiato il processo di «decolonizzazione» e ha incrementato la presenza delle artiste sia nella collezione sia nelle mostre temporanee.
«L’estrema destra che si sta riaffermando nel panorama politico e mediatico spagnolo ha scatenato una guerra culturale, incarnata nella figura del direttore del Reina Sofía. Questi attacchi fanno parte di una campagna diffamatoria diretta al modello che il museo rappresenta», si afferma nella missiva, pubblicata su e-flux con circa 2mila firme tra cui Benjamin H.D. Buchloh (Harvard University), Mami Kataoka (Mori Art Museum), Frances Morris (Tate Modern), Catherine David, Francesca Thyssen-Bornemisza, Beatrice Merz e la maggioranza dei direttori di museo spagnoli. «L’estrema virulenza degli attacchi diretti a Manuel Borja-Villel e al suo team dimostra che è in gioco qualcosa di più della sua permanenza o meno in carica. Questi attacchi fanno parte di una campagna per squalificare il suo modello di museo con la consueta strategia consistente nel diffondere falsità palesi e infondate con la certezza che, nonostante le smentite, il danno è già stato fatto», continua la lettera.
Anche il Cimam (Comitato Internazionale per i Musei e le Collezioni di Arte Moderna) ha manifestato la sua solidarietà a Borja-Villel, cosi come l’associazione dei Direttori dei musei d’arte di Olanda, Belgio e Lussemburgo. «Contro le recenti critiche infondate al programma e allo staff, si legge nel comunicato, chiediamo che il nuovo direttore e il team esistente siano incoraggiati a proseguire il cammino e le politiche intraprese da Borja-Villel».
«Avevo preso la decisione già da tempo, ma gli eventi recenti mi hanno definitivamente convinto a lasciare il museo. Quel che mi ha fatto più male non è stato tanto il rumore di alcuni, quanto il silenzio di altri. Questa fase è chiusa, ma questo non significa che io non continui a lavorare da altri luoghi nella linea che ho sempre difeso», spiega a «Il Giornale dell'Arte» Manuel Borja-Villel da San Paolo del Brasile, dove si trova attualmente con l’incarico di curare la 35ma edizione della Biennale, insieme a Grada Kilomba, Diane Lima e Hélio Menezes.
Resta da vedere che cosa succederà con la squadra museale di Borja-Villel, un gruppo di veterane agguerrite che dovranno vedersela con la nuova direzione: alcune hanno un inquadramento come funzionarie, e sarà quindi più difficile disfarsene, ma altre saranno probabilmente sostituite. Sui social si chiede già a gran voce di tenere in considerazione le candidature delle donne, visto che il museo in 25 dei suoi 30 anni di vita è stato guidato da uomini (anche se, a dirla tutta, gli anni di Ana Martínez de Aguilar alla direzione, dal 2004 al 2007, si ricordano come i più caotici e sconclusionati della sua storia).
Il prossimo passo sarà conoscere i membri della giuria internazionale di esperti incaricati della nomina, i cui nomi verranno resi noti a breve. I candidati hanno tempo fino al 24 marzo per presentarsi e devono vantare almeno 10 anni di esperienza professionale nella direzione artistica e gestione di musei o collezioni pubbliche o private, con particolare attenzione all’arte spagnola e latinoamericana. La procedura si svolgerà in tre fasi: verifica dei requisiti, valutazione del progetto e colloquio personale, riservato solo ai 5 finalisti. I nomi della terna finale saranno presentati in ordine di preferenza al ministro della Cultura che sceglierà il vincitore. La retribuzione annuale è di circa 125mila euro, poco meno che il presidente del Governo.
Per quanto riguarda i requisiti, non paiono stringenti e vincolati, ma si terrà in considerazione la «sensibilità» alle problematiche di genere. Si richiede un progetto su cinque anni, ma non si specifica la durata massima del contratto, di modo che il prossimo direttore non si troverà nella situazione contrattuale di Borja-Villel. Il bando specifica un complesso sistema di punti (per ogni mostra, pubblicazione, corso ecc.) che toglierà il sonno a più di un membro della giuria.
Manuel Borja-Villel è già lontano, ma la «guerra» contro la sua eredità intellettuale è appena cominciata.