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Macro sconfinamenti

Francesca Romana Morelli

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La labilità dei confini geografici e culturali è il tema intorno al quale indagano due mostre al Macro fino al 15 marzo. Curata da Maria Alicata, Daniele Balit e Adrienne Drake, in collaborazione con Sylvie Boulanger, direttore del francese Cneai= (Centre National Édition Art Image), «Red Swan Hotel» nasce nell’ambito di PIANO, piattaforma curatoriale francoitaliana, che tra il 2014 e 2015, con l’ausilio di istituzioni governative francesi e private, creerà progetti in Italia e in Francia. Il progetto espositivo è iniziato con una residenza dei curatori presso il Cneai= per scandagliarne l’archivio ricco di edizioni di artista, pubblicazioni, dischi e materiale documentario. «Il fulcro del progetto è la necessità di ridefinire continuamente i confini dell’arte, spiegano i curatori. La mostra prende spunto dal romanzo At Swim-Two-Birds (1939) dell’irlandese Flann O’Brien, che narra di un romanziere le cui storie dei personaggi si intrecciano l’una con l’altra. Così come nel romanzo, i cui protagonisti tramano contro l’autorità dello scrittore, anche i lavori in mostra propongono una riflessione intorno al concetto di “autorialità dell’artista” e di “unicità dell’opera”, e su come sia stato storicamente decisivo nei processi di produzione e distribuzione dell’arte». Si va così da opere conservate nell’archivio del Cneai= del pioniere del Concettualismo francese Michel Journiac e del «trafficante d’immagini» Pascal Doury ai lavori di Pierre Leguillon, interessato alla transitorietà dell’idea di autore, e del collettivo Continuous Project (Bettina Funcke, Wade Guyton, Joseph Logan, Seth Price) che recupera forme povere di edizione, rimettendo in circolo un sapere rimasto fossilizzato dal processo che ha fatto del supporto un oggetto da collezione. Gli altri artisti sono l’americano Ben Kinmont, l’israeliano Seth Price e i francesi Yann Sérandour e Samon Takahashi. Nell’aprile 2015 la mostra riaprirà al Cneai= con nuovi sviluppi nei contenuti. Pier Paolo Pancotto è invece il curatore di «Frontiers», prima personale in Italia del francese Cyril de Commarque (1970), che vive tra Londra e Ibiza. Un’unica installazione riunisce al suo interno tre opere che affrontano il concetto di «confine» in rapporto a problematiche sociali e storiche. Per esempio, «Migrants» mescola il rumore di battiti cardiaci e le voci di migranti che rivelano storie passate, presenti e future.

 


Francesca Romana Morelli, 08 gennaio 2015 | © Riproduzione riservata

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