Müller ombroso e decadente a Sesto Fiorentino
L’incisore livornese di nascita è oggetto di tre mostre in tre differenti sedi: il Rifugio Gualdo, il Centro Antonio Berti e la Soffitta Spazio delle Arti

Che la grafica della Belle Époque non sia solo quella dei pur celeberrimi manifesti dei cabaret parigini, ma vanti anche un ampio filone di gusto decadente, ombroso e intriso di riferimenti letterari, ben emerge dalle mostre curate da Emanuele Bardazzi insieme a Hélène Koehl (presidente dell’associazione «Les Amis d’Alfredo Müller peintre et graveur» di Strasburgo), «Alfredo Müller, Il trionfo della grafica nella Parigi della Belle Époque» articolate in tre sedi diverse e che hanno come fulcro la figura dell’incisore livornese di nascita ma residente a Parigi per un decennio.
Al primo appuntamento espositivo, inaugurato a settembre al Rifugio Gualdo, con un centinaio di carte di vari autori, ne seguono altri due, focalizzati su Müller, al Centro Espositivo Antonio Berti e alla Soffitta Spazio delle Arti (dal 16 ottobre al 27 novembre).
Al Centro Berti sono approfonditi temi di paesaggio, di campagna e di città, realizzati ad acquaforte in nero e a colori durante il soggiorno a Osny che ben chiariscono l’interesse per il Simbolismo esoterico di matrice rosacrociana ma anche il gusto per l’estetica dell’Art Nouveau.
Alla Soffitta, invece, sei sezioni tematiche seguono l’attività di Müller negli anni di Montmartre a contatto con le maggiori personalità del tempo da lui ritratte. Opere di gusto simbolista, alcune delle quali vicine alla maniera di Puvis de Chavannes, con soluzioni grafiche post impressioniste e di gusto japonisant. Una scelta di fogli di artisti vicini a Müller completano l’evocazione di un momento in cui il rapporto tra arte e editoria fu particolarmente stretto e fecondo.