Lo spettro dell’URSS su monumenti e memorie

Ihor Poshyvailo, direttore del Maidan Museum di Kiev istituito nel 2014 dopo la Rivoluzione della dignità, al centro di un’operazione internazionale per salvare documenti e beni artistici

 La città di Borodianka, nella regione di Kiev, dopo un attacco di forze russe, il 3 marzo 2022. Fonte Ihor Poshyvailo da social media
Stefano Miliani |

Ihor Poshyvailo non può sempre rispondere ai contatti in breve tempo: per lui, da Kiev, sono «giorni frenetici». Etnologo, 54 anni, con un Ph.D. in storia, dirige il Maidan Museum, istituito nella capitale ucraina dopo la «Rivoluzione della dignità» del 2014, ed è co-fondatore della Heri (Heritage Emergency Response Initiative), creata per salvare il patrimonio culturale del Paese dalla guerra scatenata dalla Russia.

In questo contesto si inserisce la Chief Ets (Cultural Heritage International Emergency Force), associazione italiana di volontariato di protezione civile, specializzata nella salvaguardia dei beni culturali durante le emergenze, formata da restauratori e tecnici. L’ente ha avviato una raccolta fondi per Heri tramite il sito chiefonlus.it.

Direttore Ihor Poshyvailo, che cos’è (in breve) il Maidan Museum?
È il Museo nazionale della «Rivoluzione della dignità», un istituto della memoria a Kiev (La rivoluzione ucraina del 2014, nota anche come rivoluzione di Maidan, è seguita alle violente manifestazioni pro-europeiste culminate con la fuga del presidente eletto Viktor Janukovyč e con la caduta del governo di Mykola Azarov. Ha determinato rapidi cambiamenti nel sistema politico, tra cui il ripristino della costituzione del 2004, un nuovo governo provvisorio presieduto da Arsenij Jacenjuk, l’abolizione del russo come lingua regionale ufficiale e le elezioni presidenziali anticipate vinte da Porošenko il 25 maggio 2014. Ndr). Ora sto organizzando il quartier generale in un posto sicuro. Ho lavorato per anni al Museo del folklore qui nella capitale: venne soppresso dall’Unione sovietica ed è diventato molto importante dopo l’indipendenza dell’Ucraina del 1991.

Il patrimonio culturale ucraino è in pericolo. Può darci qualche caso di luoghi colpiti?
Come Heri cerchiamo di documentare le perdite e ci coordiniamo con il Ministero della Cultura che pubblica sul suo sito una lista degli oggetti culturali danneggiati. Gli occupanti hanno da poco rovinato il memoriale di Vasyl Slipak, un famoso cantante ucraino all’Opera di Parigi andato a combattere per il nostro Paese nel Donbass e rimasto ucciso nel 2016. Sono stati danneggiati almeno sette musei, cinema, una biblioteca, una quindicina di importanti edifici storici, molte chiese. Il nostro Ministero della Cultura ha segnalato che la Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, monumento Unesco, è seriamente a rischio perché vicino c’è un obiettivo militare. Alcune raccolte museali sono state evacuate, alcune riposizionate in posti più sicuri. Il Ministero raccomanda di non rivelare pubblicamente il luogo.

Che cosa organizzate con l’associazione italiana Chief e come siete entrati in contatto?
Nel 2015, 2016 e 2019 ho partecipato a corsi sul patrimonio culturale organizzati a Roma dall’Iccrom (Centro intergovernativo per la conservazione e il restauro dei beni culturali, Ndr), dall’Unesco e dallo Smithsonian Institute. Sono stati corsi davvero utili, ci hanno insegnato a reagire in modo professionale e rapido. A un corso di primo soccorso ho conosciuto la collega Barbara Caranza, restauratrice. Ci ha domandato come poter intervenire e come Heri abbiamo richiesto materiali ed equipaggiamento: Chief si è messa attivamente in cerca delle risorse necessarie.

Quanto al Maidan Museum?
È sotto minaccia diretta perché Putin è contro la «Rivoluzione della dignità», vuole cancellare questa storia, sostiene che non è vera, che quello fu un colpo di Stato, vorrebbe dare lezioni di storia al mondo. Il nostro staff ha preso tutte le precauzioni. I musei e le istituzioni cercano di preservare le loro collezioni digitali, gli inventari; lavoriamo con depositi digitali stranieri che hanno proposto a istituzioni ucraine di scaricare informazioni in server dislocati fuori dal nostro Paese.

Lei teme che se la Russia occupa l’Ucraina possa distruggere il vostro patrimonio culturale?
Esattamente. La motivazione di Putin è che vuole demilitarizzare e denazificare il nostro Paese. Noi non capiamo che cosa significhi «denazificare», ma capiamo che è una guerra contro la nostra identità culturale per cui sono a rischio le nostre fonti storiche e i documenti che ci hanno aiutato a riscoprire chi siamo e la verità: almeno nei tre secoli precedenti all’indipendenza siamo stati sotto il dominio di quattro imperi e dal 1991 abbiamo iniziato un processo attivo di decolonizzazione e decomunistizzazione. L’aggressione russa vuole ricreare l’Unione sovietica in una forma nuova. Il mondo non sa che nel 1917 ci fu la rivoluzione anche in Ucraina: proclamammo l’indipendenza, avevamo un governo e forze militari, ma perdemmo e fummo occupati. La storia si ripete.

Lei ha persone care, amici in pericolo? Come stanno? Sono esiliati?
Ho parenti che hanno lasciato il Paese perché avevano bisogno di cure ora impossibili qui. Tutte le operazioni chirurgiche sono state sospese: mio padre aveva programmato un intervento prima della guerra, ora non può farlo perciò la sua vita è in pericolo. Mia moglie e i figli non sono con me, si trovano in un’area pericolosa perché prossima a zone di scontri militari.

Guerra Russia-Ucraina 2022

© Riproduzione riservata Ihor Poshyvailo al Memorial to Heavenly Hundred Heroes a Kiev
Altri articoli di Stefano Miliani