Lo sa persino l’asino
Due casi italiani tra restauro e tutela

Sottopongo all’attenzione due recenti vicende che toccano il nostro patrimonio artistico. La prima. Alberto Mazzacchera, che moltissimo ha fatto per la valorizzazione di Cagli negli anni in cui ne è stato vicesindaco, mi ha raccontato una vicenda apparentemente incredibile e tuttavia vera. Nella recente e bella mostra sugli «amici marchigiani di Raffaello», allestita nel Palazzo Ducale di Urbino e curata da Barbara Agosti e Silvia Ginzburg, è stato esposto un grande dipinto su tavola (2x2,5 metri), capolavoro minore, ma comunque tale, eseguito da Timoteo Viti per l’Oratorio di Sant’Angelo a Cagli.
Visitando la mostra, Mazzacchera ha notato come la tavola fosse punteggiata di piccole cadute di colore e con un grande sollevamento della pellicola pittorica alla sinistra della testa di Cristo. Scrive allora una pec alle competenti autorità ministeriali che gli rispondono che quei danni già esistevano
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