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Liberty e dandy

Massimiliano Capella

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Una mostra ripercorre le vicende di un negozio diventato un marchio: tra i suoi clienti Oscar Wilde e Whistler, tra le sue firme Yves Saint Laurent, Cacharel  e Vivienne Westwood

Fino al 28 febbraio il Fashion and Textile Museum di Londra ospita una retrospettiva che celebra l’iconico brand e magazzino di moda Liberty, nato nella capitale inglese 140 anni fa. Liberty non è infatti solo uno dei più celebri grandi magazzini di Londra ma, fin dal 1875, rappresenta un punto di riferimento per i maggiori designer contemporanei per la creazione di mode, tendenze e, soprattutto, di nuovi tessuti, come sottolinea Dennis Nothdruft, curatore della mostra: «Fin dalle prime importazioni di oggetti orientali Liberty ha occupato un posto unico nella moda britannica. Ogni pezzo selezionato per la mostra è quindi un esempio della grande varietà di disegni tessili creati da Liberty e, contemporaneamente, la dimostrazione che Liberty è sempre di moda».

Attraverso 150 capi d’abbigliamento, tessuti e oggetti di arredo, il percorso espositivo celebra quindi il lavoro creativo che lega Liberty a designer come Arthur Silver di Silver Studio, Jean Muir, Cacharel, Yves Saint Laurent e Vivienne Westwood. Si scopre così che uno dei luoghi culto della moda dello shopping britannico ha avuto un ruolo chiave nella creazione di tendenze per la storia del fashion, promuovendo più di altri il fascino dell’Orientalismo nell’estetica e nella moda alla fine del XIX secolo, così com’è poi avvenuto nel corso del XX per le nuove tendenze dell’Art Nouveau e dell’Art Deco, riproposte in chiave moderna anche a partire dagli anni Cinquanta. La produzione Liberty si è distinta in modo particolare per la definizione di motivi floreali e geometrici tanto per il tessuto d’abbigliamento quanto per quello d’arredamento, sempre all’insegna dell’innovazione, come richiesto dal fondatore Arthur Lasenby Liberty, «determinato a non seguire la moda ma a crearne di nuove». Il luogo deputato alla distribuzione di queste nuove tendenze è da sempre l’edificio in stile Tudor di Regent Street, che ha iniziato la sua attività vendendo sete colorate, cachemire, smalti cloisonné, oggetti orientali e poi mobili. Nel giro di pochi anni il negozio si è ampliato, diventando l’attuale Liberty & Co. frequentato da clienti e amici di Arthur Liberty, da Dante Gabriel Rossetti a Frederic Leighton, Oscar Wilde, Dame Ellen Terry e James McNeill Whistler.

A partire dal 1884 viene introdotto nel magazzino il reparto d’abbigliamento e lo stile Liberty diviene un punto di riferimento grazie a una produzione dalla forte identità, che ha raggiunto l’apice tra gli anni Venti e Trenta con lo sviluppo di stampe floreali in perfetta sintonia con le nuove tendenze dell’arte. A partire dagli anni Cinquanta Liberty ha poi iniziato una stretta collaborazione con i nuovi designer britannici e internazionali, in modo particolare Mary Quant, Foale and Tuffin, Gina Fratini e Jean Muir, che hanno utilizzato per le loro innovative collezioni tessuti rigorosamente Liberty. Accanto alle creazioni di questi rivoluzionari creativi si possono ammirare in mostra anche un mantello del 1890 realizzato con scialli ricamati cinesi, una vestaglia del 1930 di Paul Poiret in seta rosa con ampi ricami «Liberty», in stretta continuità stilistica con soluzioni grafiche proposte nei decenni successivi anche nelle creazioni di Yves Saint Laurent e da marchi sportivi come Nike.

Questo legame tra passato e presente è la dimostrazione che nonostante il forte legame con la tradizione britannica Liberty continua a rappresentare un marchio di forte avanguardia nella moda, che ispira talenti del design contemporaneo. La mostra segue uno sviluppo cronologico con dieci sezioni che affrontano l’universo Liberty dal dialogo con l’Oriente al «Dressing artistico», dalla «Fabbrica di moda» al «Revival dell’Art Nouveau», dallo «Swinging Liberty» alla «Nostalgia floreale» degli anni Settanta, fino alle collaborazioni contemporanee. Tra i momenti più affascinanti della storia di Liberty e della sua influenza culturale ed estetica sulla moda si deve certamente ricordare la spinta al dressing artistico che ha incoraggiato le donne a vestire artisticamente, indossando creazioni ampie, ispirate allo stile medievale, in stretta connessione alla cultura e ai dipinti preraffaelliti. Il dialogo tra arte, moda e design nella produzione di Liberty fu particolarmente apprezzata dal pubblico anche in occasione della partecipazione del magazzino londinese all’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino nel 1902, che contribuì, tra l’altro, a diffondere anche in Italia lo stile floreale made in Liberty.

Massimiliano Capella, 11 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

Liberty e dandy | Massimiliano Capella

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