Letzte Generation patteggia per l’attacco al dipinto di Klimt

Per l’imbrattamento di «Morte e Vita» al Leopold Museum i due attivisti hanno avuto due anni con la condizionale e una multa di 1.000 euro ciascuno

I due attivisti di Letzte Generation durante l’attacco a «Morte e Vita» di Klimt al Leopold Museum
Flavia Foradini |

In mancanza di un quadro legislativo apposito, invocato negli ultimi mesi soprattutto dall’area conservatrice del paese, in Austria ha avuto comunque un primo esito legale la vicenda dell’imbrattamento del dipinto «Morte e Vita» di Gustav Klimt avvenuta al Leopold Museum il 15 novembre. I due attivisti Florian Wagner e Lorenz Trattner di Letzte Generation («Ultima Generazione») hanno patteggiato una pena di due anni con la condizionale e hanno versato al museo un risarcimento di 1.000 euro ciascuno per le spese vive di ripristino derivate da quello che il direttore Hans-Peter Wipplinger ha definito «un attacco rilevante dal punto di vista sia penale sia civile».

Nei giorni successivi all’azione Wagner aveva indicato come fonte di ispirazione per il proprio impegno civile Joseph Beuys e il suo allievo Johannes Stüttgen e preferisce chiamare il fatto «Azione pacifica» o «Messinscena»: «I musei non sono il nostro bersaglio. Noi usiamo luoghi pubblici come palcoscenico per risvegliare il massimo possibile di attenzione. Le proteste che non creano disturbo vengono purtroppo ignorate», ci spiega.

La scelta di quel dipinto di proprietà della Leopold Museum-Privatstiftung non era stata per nulla casuale, continua Wagner: «Quel 15 novembre la compagnia petrolifera austriaca Omv, che sponsorizza il Leopold Museum, aveva sostenuto anche un giorno ad entrata libera. Quel quadro con la morte nera che minaccia la vita simboleggiava assai bene la situazione attuale dell’umanità. Essendo protetto da un vetro, ho spruzzato da sinistra l’innocuo liquido nero lavabile, per non danneggiare il quadro della parete vicina, che non era sotto vetro».

Dopo che l’azione era stata provata più volte «nella doccia di casa», il liquido era stato versato in una borsa da acqua calda che Wagner aveva fissato con una sciarpa sotto il maglione, riuscendo così a passare i controlli di sicurezza, che erano già stati rafforzati a causa di altre precedenti azioni in musei sia in Austria sia all’estero e sono poi subito stati ulteriormente potenziati: «Quell’attacco ha prodotto costi aggiuntivi del 15% al mese per la sicurezza, di cui non possiamo prevedere la durata», ci dice Wipplinger. Altri costi possono derivare da conseguenze su prestiti di opere e premi assicurativi. Il museo si riserva quindi la possibilità di una causa civile.

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