Le regole del ritratto nell'antichità

L’arte greca è stata la prima a mettere al centro la rappresentazione della figura umana

Busto dell’Egiziana Berenice II. © Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek München. Foto: Renate Kühling
Francesca Petretto |  | Berlino

Il termine «ritratto» come lo adoperiamo oggi ha poco a che vedere con la sua definizione e connotazione in età antica. La scoperta della fotografia, dunque la possibilità di ottenere ritratti fotografici, ha cambiato per sempre le nostre coordinate artistico-estetiche, segnando una cesura con quanto era stato creato prima di allora da artisti, pittori, scultori e anche poeti. I tipi ritratti nell’antichità corrispondevano invece perlopiù a una determinata, forte iconografia, creata ad hoc per ciascuna categoria: i poeti avevano caratteristiche differenti dai guerrieri, così come i re dai filosofi o dagli eroi.

L’arte greca è stata di fatto la prima a mettere al centro la rappresentazione della figura umana, in un progressivo passaggio da quella astratta di kòrai/koùroi, immagini di bellezza stilizzata in età arcaica, passando per i ritratti più espressionistici e psicologici di personaggi
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