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Le profezie di Pietro Ruffo

Giusi Diana

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«Madri del Mar di Sicilia» è l’opera di Pietro Ruffo dedicata all’esodo di coloro che fuggono verso l’Europa attraversando tra mille pericoli il Canale di Sicilia. L’isola, ultimo avamposto europeo e terra di confine, da anni affronta la peggiore emergenza umanitaria dal dopoguerra. L’installazione ambientale site specific, preciso riferimento alla storia recente del Mediterraneo, è stata realizzata dall’artista romano in occasione di «Pietro Ruffo. Breve storia del resto del mondo», la mostra antologica allestita fino al 10 luglio in Palazzo Valle con cui prosegue la collaborazione tra la Fondazione Puglisi Cosentino e la Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo.

Il settecentesco Palazzo Valle, capolavoro barocco dell’architetto Giambattista Vaccarini, è sede dal 2008 della Fondazione voluta da Alfio Puglisi Cosentino e presieduta da Allegra Puglisi Cosentino. Al suo ingresso si trovano due installazioni site specific, una di Giovanni Anselmo e l’altra di Jannis Kounellis, mentre al centro della corte interna vi è un grande opera di Carla Accardi. Sono diverse le mostre realizzate dal 2009 a oggi, dedicate in prevalenza all’arte contemporanea. Si va dalla rassegna inaugurale «Costanti del classico nell’arte del XX e XXI secolo» a «Burri e Fontana. Materia e spazio», dalla grande antologica su Carla Accardi alla kermesse di arti decorative «I grandi capolavori del corallo» del 2013, che sancì l’inizio della collaborazione con la Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo. Nel 2013-14 Palazzo Valle ha ospitato due mostre organizzate dalla Fondazione romana presieduta da Emmanuele F.M. Emanuele: una dedicata a Louise Nevelson e l’altra a Julio Larraz. La Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo opera in campo sia culturale sia artistico e, come si evince dalla sua denominazione, guarda ai Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum promuovendo iniziative culturali atte a favorire il dialogo.

La grande antologica di Ruffo è un ulteriore contributo in questa direzione. Curato da Laura Barreca e articolato lungo le sale del primo piano di Palazzo Valle, il percorso si apre con «The Colours of Cultural Map», opera realizzata per il progetto «Imago Mundi» di Luciano Benetton, che trae ispirazione dalle teorie della psicologia del colore. Si tratta di una rappresentazione cartografica del mondo e delle popolazioni che lo abitano basata sull’associazione tra colore e stato d’animo. La serie degli «Atlanti», invece, trae spunto dalle mappe geografiche di fine Ottocento in cui si catalogavano e studiavano paesaggi, popoli, animali e architetture del resto del mondo. È sottesa la finalità imperialista, l’interesse predatorio delle potenze europee denunciato dal volo di libellule intagliate, simbolo di libertà e cifra stilistica dell’artista.

In «Flag of Hamas» del 2008 il riferimento è invece alla Palestina, la scritta araba in lettere d’oro «non esiste altro Dio al di fuori di Allah e Mohammad è il suo profeta» assume accenti drammaticamente attuali. Questa profetica immersione nella storia più recente prosegue con altre opere come quelle del ciclo «Arab Spring» del 2012, in cui le frasi di propaganda politica che si leggevano sui manifesti nei giorni della Primavera Araba si rincorrono lungo le linee geometriche di una rete, riferimento alla tecnologia web da cui si propagò la rivolta, ma anche motivo decorativo ripreso dal pavimento dell’Alhambra a Granada. Tra le installazioni di grandi dimensioni «SPAD SVII» del 2014, riproduzione in scala di un caccia monoposto utilizzato durante la prima guerra mondiale, interamente ricoperto di minuscoli intagli di carta appuntati con milioni di spilli: quasi un enorme giocattolo materializzatosi all’improvviso grazie alla fantasia di un bambino.

Giusi Diana, 01 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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