Le forme dell’acqua di Hannah Rowan

Da C+N Gallery CANEPANERI la ricerca dell’artista britannica ruota intorno all’elemento idrico

«Vessel of Touch» (part., 2022) di Hannah Rowan. Cortesia di C+N Gallery CANEPANERI
Francesca Interlenghi |  | Milano

«Tides in the Body» è la prima mostra personale che C+N Gallery CANEPANERI dedica a Hannah Rowan (Brighton, Gran Bretagna, 1990), dal 7 marzo al 24 aprile. Attraverso sculture, installazioni, performance, video e suoni, l’artista indaga la complessità dell’acqua stabilendo un legame liquido tra il corpo umano e i sistemi geologici ed ecologici. Influenzata dalla teoria «idrofemminista» della ricercatrice canadese Astrida Neimanis e da suggestioni della scrittrice Virgina Woolf (il titolo della mostra è ispirato da un’espressione utilizzata nel romanzo Mrs Dalloway), Rowan mette al centro della sua ricerca l’elemento idrico, con le sue significazioni di vita e di morte, di gestazionalità, trasformazione, adattamento e dissoluzione.

Ispirato dalla recente residenza in Groenlandia, il progetto espositivo, a cura di Tatiana Martyanova, esplora la zona dell’ambiente marino compresa tra i livelli della bassa e dell’alta marea e l’incarnazione acquatica attraverso una serie di sculture in bronzo fuso, vetro soffiato a mano, ghiaccio che si scioglie e ceramica. In mostra anche il filmato di una performance che investiga il movimento delle maree oceaniche e lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia, oltre a un serie di ceramiche a parete e stampe, realizzate con la tecnica della cianotipia, e fotografie.

L’artista, che si è specializzata in scultura al Royal College of Art di Londra e ha studiato Fine Art alla Central Saint Martins, è interessata a sondare e interpretare la forma indefinita dei materiali. Con un processo fluido, che affonda le radici nel materialismo femminista contrario all’idea di una natura essenziale e immutabile, crea connessioni e assemblaggi che scardinano i confini tra sé e l’altro ed esplorano la fusione tra corpi umani e non umani.

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