Le donne di Füssli né sottomesse né erotizzate
Alla Kunsthaus di Zurigo 60 opere affrontano un aspetto privato dell’opera e della psicologia dell’artista

C’è tutto il tormento personale dell’artista, ma anche l’eterno timore di un certo mondo maschile nei confronti del «pericoloso» fascino femminile nella mostra «Füssli. Moda Feticismo Fantasia» (24 febbraio-21 maggio) curata alla Kunsthaus da Jonas Beyer. La collaborazione con la Courtauld Gallery di Londra ha consentito di selezionare circa 60 opere che, anche grazie a prestiti internazionali dal Canada e dalla Nuova Zelanda, oltre che dalle principali istituzioni inglesi (come la Tate e il Victoria and Albert Museum), affrontano un aspetto privato dell’opera e della psicologia del Wild Swiss, ribadendone l’eccellenza in campo grafico.
Inglese era d’altronde la modella e poi moglie di Füssli, Sophia Rawlins, cui la mostra restituisce un ruolo centrale (soprattutto dopo le nozze nel 1788) proponendo emblematici acquerelli come quello in cui dorme con un largo cappello conservato alla Auckland Art Gallery Toi o Tamaki. «Füssli non ci offre i nudi sottomessi ed erotizzati di pittori come Boucher, Fragonard o Ingres, precisa Beyer, ma figure femminili sorprendentemente stimolanti, che restituiscono con sicurezza lo sguardo dello spettatore o lo ignorano completamente».
Cortigiane tentatrici venate di sadismo o gran signore dai fianchi provocanti sui fisici sottili, sono donne consapevoli il cui potere, come rileva ancora Beyer, «non può essere analizzato isolatamente dagli eroi enfaticamente maschili che dominano l’arte pubblica di Füssli. Entrambi sono sintomatici dei timori del maschio dovuti alla destabilizzazione dei tradizionali ruoli di genere, un fenomeno che ha preoccupato innumerevoli artisti e scrittori». Non solo in Europa, e non solo nel Settecento.