Le case d'asta italiane nel 2020 | BERTOLAMI

Il consuntivo 2020 di 28 case d’asta italiane

Torso di Diomede, copia romana in marmo greco pentelico di fine I - inizio II secolo d.C. 115.000 €
Michela Moro |  | Roma

Bertolami Fine Arts di Roma riporta un risultato di 11.344.841 euro raccolti in 29 aste. Giuseppe Bertolami (cfr. pp. 16-17) analizza il recente passato e guarda al futuro: «Abbiamo reagito alle limitazioni imposte dalla pandemia avviando una fase di cambiamento e nuova progettualità. Nel piccolo mondo delle case d’asta italiane Bertolami Fine Art ha agito sin dal suo esordio ponendosi come obiettivo primario quello dell’innovazione tecnologica. Nel corso della nostra pluriennale esperienza con le vendite elettroniche avevamo acquisito un dato che sino all’arrivo della pandemia sembrava rivestito dell’autorevolezza del dogma: le vendite a distanza (e quindi tutto il settore dell’e-commerce, e-auctions comprese) funziona benissimo in tutte le aree del collezionismo che intercettano un mercato internazionale, ma sono armi spuntate nei settori in cui ci si affaccia prevalentemente sul mercato interno, quindi arte antica e arte moderna e contemporanea.

Per avvicinare la clientela italiana alla nuova realtà, Bertolami Fine Art ha affiancato alle aste battute solo elettronicamente e alle tradizionali floor auctions un terzo tipo di vendita, la web auction. Nella web auction non c’è esposizione dei lotti (al massimo visibili per appuntamento) né possibilità di partecipare in sala, ma l’asta viene battuta fisicamente in diretta streaming e si può partecipare non solo online ma anche via telefono e tramite offerta scritta. Questo format di compromesso piace moltissimo e sta andando per la maggiore in tutti i nostri comparti (arti visuali e decorative, civiltà antiche, luxury e collectibles, per un totale di ben 24 dipartimenti). L’ampliamento del nostro mercato straniero porta con sé un’altra interessante opportunità.

All’estero vi è un’ottima possibilità di collocare opere e oggetti d’arte di qualità media, spesso di produzione non italiana, affluiti nel nostro Paese negli anni del boom economico, distanti dal gusto attuale ma che possono funzionare benissimo altrove; le ultime aste dimostrano che i mercati stranieri si candidano a essere sbocchi preziosi degli oggetti d’arte di qualità media
».

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