Le case d'asta estere nel 2020 | Spettacolo online

In scena lo «show business» ma gli affari si fanno in privato

Oliver Barker di Sotheby's nella sede londinese in collegamento con Hong Kong e New York e in diretta streaming su internet. © Sotheby's
Michela Moro |

Migliaia di nuovi spettatori per la sofisticata tecnodrammaturgia  delle aste digitali. Nell’anno del dinosauro Stan e del gigante Bacon (e del sorpasso di Sotheby’s su Christie’s), Parigi rilancia la sua grandeur di capitale del mercato.

La nuova mappa digitale disegnata dal Covid-19 rende sempre più sfocati i confini geografici delle case d’asta che hanno ampliato a dismisura le loro platee. Rimangono le peculiarità territoriali d’origine mentre i gusti del collezionismo globale possono spaziare tra epoche, stili e un’immensa scelta di dipartimenti.

A questa visione panottica corrispondono le cifre riportate dalle case d’asta internazionali e le novità proposte in reazione alle limitazioni da pandemia che, a detta di tutti, è servita da acceleratore a cambiamenti già in corso, come l’impulso all’aspetto digitale che ha dato ottimi risultati. Altro settore che si è sviluppato enormemente sono state le private sale, voce sempre più importante per ognuna di queste realtà, e che aggiungono ai risultati globali un apporto sostanziale.

Le aste si sono «drammatizzate» in spettacoli digitali tecnologicamente complessi e visivamente sofisticati, seguiti in streaming live globalmente da migliaia di spettatori. L’ibridazione ha prodotto risultati che hanno visto capolavori contemporanei accanto al dinosauro Stan e a pergamene cinesi.

Le opere più costose aggiudicate quest’anno sono state: il «Trittico ispirato all’Orestea di Eschilo» di Francis Bacon a 84,6 milioni di dollari da Sotheby’s; «Dieci vedute di una roccia Lingbi» (1610) di Wu Bin a 76,6 milioni di dollari da Poly Auction di Pechino; «Nude with Joyous Painting» (1994) di Roy Lichtenstein a 46,2 milioni di dollari da Christie’s e «Nichols Canyon» di David Hockney a 41,1 milioni di dollari da Phillips.

Questo rispecchia, escluso il colosso cinese Poly Auction, la classifica mondiale. È da notare come ben cinque delle case siano francesi. Non solo Artcurial, Piasa e Tajan, ma anche Sotheby’s e Christie’s sono in mani private e francesi: la prima appartiene a BidFair Usa, società controllata al 100% dal finanziere e imprenditore francese Patrick Drahi, mentre la seconda fa parte del Groupe Artémis, di proprietà del magnate del lusso François Pinault. Le aspettative al momento non sono negative; come diceva Robert Musil «Vi è nell’instabile una maggior porzione d’avvenire»?

LE CASE D'ASTA ESTERE NEL 2020
A cura di Michela Moro

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