Le capacità comunicative degli spazi di Candida Höfer
Al Museum für Fotografie una mostra con circa 200 pezzi esposti, tra gli scatti dell'artista e opere storiche della collezione di fotografia della biblioteca d’arte al Kulturforum

«Faccio fotografie in spazi pubblici e semipubblici di diverse epoche. Sono spazi accessibili a tutti, luoghi d’incontro, comunicazione, conoscenza, relax e svago, terme, hotel, sale d’attesa, musei, biblioteche, università, banche, chiese e da qualche anno anche giardini zoologici»: così Candida Höfer (1944) descrive il suo lavoro e la scelta di un genere che ha dominato una carriera lunga cinquant’anni.
Il Museum für Fotografie le dedica fino al 28 agosto la mostra «Immagine e spazio: Candida Höfer dialoga con la collezione fotografica della Kunstbibliothek», con circa 200 pezzi esposti, tra suoi scatti e opere storiche della collezione di fotografia della biblioteca d’arte al Kulturforum. Ne scaturisce un dialogo in equilibrio sulla sottile soglia che separa la fotografia artistica da quella applicata, proprio là dove si svolge la ricerca di Höfer.
Il metodo segue quello imparato alla scuola di Bernd e Hilla Becher a Düsseldorf: cattura oggettivamente le architetture, ne indaga le capacità comunicative, privandole però dell’elemento umano. Denudando gli spazi dai loro possibili fruitori Höfer può capire se siano in grado di ospitare lo scambio umano per cui sono stati concepiti. Tra citazioni esplicite e rimandi inconsci messi in luce dagli accostamenti della curatela, la mostra è anche un affresco storico-fotografico dell’Europa degli ultimi due secoli.