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Le artiste sfarfallano

Chiara Pasetti

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Quando Gustave Flaubert, nel 1851, scriveva che l’artista è «una mostruosità, qualcosa al di là della natura» si riferiva, misogino com’era, prima di tutto a se stesso e poi a un mondo di eccellenze nell’arte tutte declinate al maschile. E la definizione che anni dopo fornì delle artiste nel suo Dictionnaire des idées reçues, se non corrispondeva forse del tutto al suo pensiero più intimo era comunque indicativa del modo di pensare corrente: «Una donna artista non può che essere una sgualdrina. Saccente». 

Questo il quadro, fosco e fallocentrico, con cui le donne che si dedicano all’arte, nell’Ottocento fino ai primi del Novecento dovranno fare i conti. Il pittore Gustave Moreau scriverà: «La seria intrusione della donna nell’arte sarebbe un disastro senza rimedio». Il ricchissimo saggio, corredato da un affascinante apparato iconografico in parte inedito, muove da questi, inquietanti, presupposti e dal celebre articolo del 1971 di Linda Nochlin intitolato provocatoriamente Perché non ci sono state grandi artiste donne?. L’autrice, Charlotte Foucher Zarmanian, mira a riscoprire, o piuttosto a «esumare un simbolismo sepolto», latente, nascosto, ma mai assente, che le donne hanno incarnato in diversi modi, talune con risultati eccezionali. Esplorando le strategie «camaleontiche», prudenti o sovversive che esse hanno adottato per trovare un proprio posto nell’arte (camuffamento, utilizzo di pseudonimi, mecenatismo, e molto altro), il testo rivela la tenacia, l’audacia e il talento con cui in Francia, in epoca simbolista, le donne hanno potuto comunque creare, anche se spesso nell’ombra.

Créatrices en 1900. Femmes artistes en France dans les milieux symbolistes di Charlotte Foucher ZarmanianLe artiste, attive tra il 1880 e il 1914 circa, a cui il testo vuole restituire valore e legittimità, facendole uscire da un limbo invisibile e non riconosciuto in cui sono state troppo spesso relegate, sono circa una sessantina. Tra queste anche Sarah Bernhardt, conosciuta essenzialmente come sublime interprete teatrale, aspramente criticata perché si dedicava con passione e notevole abilità anche alla scultura e alla pittura. Diverse caricature attaccavano il suo eclettismo perché non le perdonavano, in quanto donna, di fare, e soprattutto di saper fare, diverse cose, e la raffiguravano addirittura come una scimmia «touche à tout» incapace di scegliere un’identità sola. Ma Sarah, come tante altre artiste dell’epoca condannate allo scherno e all’emarginazione, fiera e appassionata ha continuato a creare e come le farfalle a cui, dispregiativamente, veniva associata, ha saputo volare di fiore in fiore, facendoli sbocciare tutti. 

Créatrices en 1900. Femmes artistes en France dans les milieux symbolistes
di Charlotte Foucher Zarmanian
358 pp., ill.
Mare & Martin, Parigi 2015
€ 37,00 

Chiara Pasetti, 10 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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