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La vocazione etnologica dei Musei Vaticani

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Nato nel 1691, il Museo Etnologico costituisce la metà dei Musei Vaticani, conservando circa 100mila oggetti frutto di doni ai pontefici da parte di personalità politiche, religiose, intellettuali di tutto il mondo. Lo scorso 24 maggio è stato presentato il museo rinnovato dopo nove anni di chiusura, insieme al catalogo delle raccolte americane. È soprattutto dalla politica di apertura attuata da papa Bergoglio, che il museo è una sorta di «anima mundi», sismografo dei profondi cambiamenti nei popoli e nelle tradizioni del pianeta. Il catalogo è il primo di una collana volta ad affrontare le raccolte etnologiche con un approccio più complesso, come spiega padre Nicola Mapelli, responsabile dell’Etnologico, e con Katherine Aigner, autore del volume: «È importante che un visitatore possa vedere i capolavori di Michelangelo e di Raffaello con, per esempio, la statua dell’isola di Pasqua. Prestiamo spesso a mostre internazionali, come quando nel 2014 abbiamo inviato opere di arte islamica per una mostra negli Emirati Arabi».

Le culture del continente americano sono rappresentate dall’epoca precolombiana agli Inuit dell’Alaska, fino alla Terra del Fuoco, dove gli autori hanno viaggiato per definire meglio l’iconologia degli oggetti presso le popolazioni indigene, dopo accurate ricerche d’archivio. Il volume è diviso in quattro macroaree geografiche, illustrate da uno straordinario apparato fotografico, sia d’archivio, sia foto a colori a piena pagina e panoramiche dei luoghi di provenienza delle opere. Il volume ha una prefazione del cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e una presentazione di Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani. 

Le Americhe. Le collezioni del Museo Etnologico Vaticano
di Katherine Aigner e Nicola Mapelli
pp. 400, ill. 352 b/n e col. (ita, ing, spa)
Edizioni Musei Vaticani, Città del Vaticano 2015
€ 45,00

Redazione GDA, 07 luglio 2016 | © Riproduzione riservata

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