La Turchia islamizza le chiese cristiane | Hagia Sophia

I mosaici saranno coperti da teli bianchi per non turbare le ore di preghiera

L'interno di Hagia Sophia a Istanbul durante i preparativi prima della cerimonia di riconsacrazione come moschea dell'edificio
Giuseppe Mancini |  | ISTANBUL

Da venerdì 24 luglio, Hagia Sophia (la chiesa della Sapienza divina di Costantinopoli, costruita nel 537) è tornata a essere una moschea. Lo era già stata per quasi cinque secoli, dalla conquista ottomana di Maometto II nel 1453 alla decisione di Mustafa Kemal Atatürk nel 1934 di trasformarla in museo: priva cioè di funzioni religiose, aperta alle visite turistiche con biglietto d’ingresso.

L’iniziativa, dopo una pronuncia formale del Consiglio di Stato, è stata del presidente Recep Tayyip Erdogan, che ha recitato per primo alcuni versetti del Corano nel corso della cerimonia di riconsacrazione. Ma che cosa cambia per i visitatori, oltre 3 milioni all’anno? Che cosa accadrà ai mosaici bizantini e ai marmi pregiati? In quale modo verranno assicurati la conservazione e i restauri di un monumento che fa parte del Patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1985? Quale tipo di accesso verrà garantito ai ricercatori di tutto il mondo, che continuano a studiarla?

Al momento è stato firmato un protocollo d’intesa tra autorità religiosa e Ministero per la divisione dei compiti, necessaria dopo l’abolizione dell’ente museale. E la riapertura solenne di luglio ha fornito elementi anche sulla riorganizzazione degli spazi: alcuni tappeti verdi coprono i pavimenti della navata centrale, anche se lo spazio in opus sectile riservato alle incoronazioni imperiali è rimasto visibile; soltanto i mosaici dell’abside (la Madonna con bambino e l’arcangelo Gabriele del IX secolo) vengono temporaneamente coperti da teli bianchi, ma soltanto durante gli orari delle preghiere quotidiane.

Nei normali orari di apertura l’ingresso è diventato libero e gratuito e tutte le altre decorazioni sono accessibili come in precedenza.

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