La terza via di De Dominicis
L’artista e i suoi «compagni di strada»

Ascoli Piceno. «Gino De Dominicis rispetto all’arte concettuale e alla Transavanguardia? Cercò una terza via con un’arte che risponde a una iconofilia, a un amore verso l’immagine come icona, come portatrice di mistero, in qualche modo legata a un enigma. Questa sua componente neometafisica è fondamentale e la mostra ad Ascoli Piceno vuole riflettere anche sull’elemento citazionistico, sul suo accostarsi liberamente alla pittura con un rimando forte alle avanguardie degli anni ’60 e ancora prima, a partire dalla Metafisica di de Chirico». Chi risponde sull’artista nato ad Ancona nel 1947 e morto a Roma nel 1998 è Andrea Bruciati: il critico d’arte e direttore di Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli cura, con il sostegno di Stefano Papetti, la mostra «Il tempo, lo sbaglio, lo spazio: Gino De Dominicis» al Forte Malatesta ascolano dal 22 febbraio al 7 giugno. L’elenco delle circa 50 opere (numerose su carta), provenienti da collezioni private italiane indica una decina di pezzi di De Dominicis, poi di altri 25 autori tra cui Vincenzo Agnetti, Marisa Merz, Alighiero Boetti, Francesco Clemente, Pino Pascali, Paola Pivi ed Emilio Prini. «Il titolo riprende una sua opera del 1969. Provo a tracciare il lavoro di “compagni di strada” anche virtuali, perché si è sempre visto De Dominicis come un isolato mentre tanti elementi compongono la sua figura, attinge a vari elementi della ricerca degli anni ’60 e ’70, e salgo fino ad autori delle Marche relativamente giovani, ricorda Bruciati. Vorrei ribadire la sua profonda tensione quasi romantica, il rifarsi a una dimensione senza tempo». La rassegna inserita nel «Premio Marche» è affiancata da una mostra al Forte di autori odierni sul poeta, medico, filosofo e astrologo Cecco d’Ascoli (1269-1327). Catalogo Silvana Editoriale.