La società italiana vista da Becchetti e D'Alessandro

In due mostre al Museo di Roma in Trastevere 60 anni di reportage dei due fotografi

Luciano D'Alessandro, «Il disoccupato, Gragnano», 1956
Arianna Antoniutti |  | Roma

Fino al 5 settembre il Museo di Roma in Trastevere ospita due mostre dedicate ai fotografi Sandro Becchetti (1935-2013) e Luciano D’Alessandro (1933-2016). Per la prima, intitolata «Chiamala Roma», sono stati selezionati dall’Archivio Becchetti oltre 180 scatti in bianco e nero che ripercorrono la carriera del fotografo romano.

Nelle foto esposte c’è Roma, la città di cui Becchetti voleva cogliere il «tellurico sconvolgimento sociale, antropologico», ma ci sono anche i molti volti di attori, registi, scrittori che il fotografo immortalò per «Il Messaggero». Tra questi alcuni tra i ritratti più noti di Pier Paolo Pasolini, quelli del servizio fotografico realizzato nel 1971 sempre per «Il Messaggero», e qui presentato per la prima volta a Roma, nella sua interezza.

Anche «L’ultimo idealista», la mostra di Luciano D’Alessandro a cura di Roberto Lacarbonara, riassume un percorso lungo 60 anni nel nome del reportage e dell’impegno civile e sociale. Si comincia con «Gli esclusi» del 1969, serie che per la prima volta documentò la tragica condizione dei malati mentali, per poi passare alle inchieste fotografiche sul colera a Napoli (1973) e il terremoto in Irpinia (1980).

Infine si conclude con i lavori, realizzati con Gianni Berengo Gardin, per «Dentro le case» (1977) e «Dentro il lavoro» (1978): il primo è un racconto per immagini dell’Italia e degli italiani attraverso le loro abitazioni, il secondo, come scrisse Cesare Zavattini nella prefazione al volume che raccolse gli scatti, è «un gremito campionario del lavoro dell’uomo [...] un campionario d’annata dei bisogni e delle testimonianze più solitarie e più cooperative di un popolo, in mezzo a un tale turbine di speranze e di lotte che c’è appena il tempo di domandarsi: stiamo affondando oppure emergendo?».

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