La sfocatura protagonista del Photo Elysée

Nel percorso espositivo spiccano lavori di Stieglitz, Richter, Rodin, Ray e Klein

Particolare di «Blick vom Arc de Triomphe», 1951, di Otto Steinert
Gilda Bruno |  | Losanna

Fino al 21 maggio il Photo Elysée racconta l’evoluzione della sfocatura in campo fotografico, ripercorrendone gli innumerevoli impieghi attraverso i capolavori di alcuni degli artisti più affascinanti di sempre, da Alfred Stieglitz a Gerhard Richter, passando per Auguste Rodin, Man Ray e William Klein.

Curata da Pauline Martin, «Blur, a photographic history» analizza la maniera in cui, a partire dal XIX secolo, la presenza di movimento in una fotografia, dapprima ispirata alla resa realistica della pittura del Seicento e Settecento, sia andata man mano a consolidarsi come elemento cardine della tradizione fotografica internazionale.

Che si tratti di una sfocatura organica, ossia derivante dalla tecnica utilizzata nel comporre l’immagine stessa, o artificiale, ottenuta quindi attraverso filtri o in postproduzione, la mostra esplora come questo elemento stilistico accomuni dilettanti e professionisti nella sua tensione tra mimesi e fantasia, accuratezza ed errore.

«Quando i cambiamenti del mondo ci rendono ansiosi, preferiamo immagini nitide, scrive lo psicanalista Serge Tisseron nel catalogo che accompagna la collettiva. Se a renderci ansiosi è la rigidità, a essa prediligiamo il movimento, l’aspirazione al futuro». Questa la visione al cuore della curatela di Martin, la quale aggiunge che «la sfocatura incarna i conflitti propri della ricerca di una rappresentazione desiderata, sia essa fedele alla prospettiva umana, mitizzata, o quasi impercettibile».

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