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Stella Ingino
Leggi i suoi articoliIl complesso della Reggia di Colorno è stato recentemente oggetto di un progetto di rilancio culturale e turistico
Nel 1861, ad opera dei Savoia, il Palazzo fu completamente spogliato di tutti i suoi arredi. Tale operazione fu documentata nei registri degli inventari che con minuziosa precisione descrissero i mobili, i quadri, gli arazzi e tutti gli oggetti asportati specificandone per ciascuno la destinazione (Quirinale, Palazzo Pitti, Venaria Reale e molti uffici di rappresentanza).
La passione per la storia di questo Palazzo e per le vicende che a esso legarono i Sanseverino, i Farnese e i Borbone spinse, già prima della seconda guerra mondiale, il colornese Glauco Lombardi con l’appoggio delle istituzioni di allora a ritrovare i beni perduti e a ipotizzare un loro ritorno. Scoppiata la guerra, quel grande progetto resta nel cassetto, finché non si concretizza grazie al nuovo corso segnato dalle politiche culturali del ministro Franceschini, i cui piani intendono fare dell’Italia un museo diffuso passando anche per la valorizzazione di un simile regale contenitore. In seguito al minuzioso operato di un gruppo di lavoro appoggiato dalla Soprintendenza Regionale, cominciano a tornare i primi arredi.
Le stanze possono finalmente riaccogliere parte di quel mobilio che un tempo le ornava. Consolle, divani, tavoli intarsiati, porcellane e stipi arredano nuovamente gli appartamenti di rappresentanza della corte. Il lavoro da fare è ancora lungo e impegnativo ed è un motivo in più per ritornare a visitare la Reggia di Colorno, che non mancherà di sorprendere i visitatori con «nuove» aggiunte alle antiche collezioni.