La pittura al limite del quadro

Matteo Fochessati |  | La Spezia

Al CAMeC le sperimentazioni di Giulio Turcato

Impegnato, non allineato: quest’attitudine ideologica ha improntato tutta la lunga carriera artistica di Turcato (Mantova, 1912 - Roma, 1995), a cui il CAMeC dedica l’ampia mostra antologica «Giulio Turcato. Dalla forma poetica alla pittura di superficie», curata da Eleonora Acerbi e Marzia Ratti e visitabile sino al 9 ottobre. Tale orientamento influenzò infatti le sue scelte estetiche negli anni dell’immediato dopoguerra, quando, di fronte all’aspra disputa tra l’ortodossia del Realismo socialista e le moderne forme di sperimentazione linguistica, aderì al Fronte Nuovo delle Arti, al Gruppo degli Otto e a Forma I, movimento artistico che nel suo manifesto programmatico del 1947 enunciò: «Noi ci proclamiamo formalisti e marxisti, convinti che i termini formalismo e marxismo non siano inconciliabili». 

Turcato tuttavia, pur nell’adesione al dibattito in corso,
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