La paura di essere dimenticati nel «cratere»
Almeno 90 gru sui tetti de L’Aquila, ma nonostante i restauri la città rimane senza abitanti. Nei paesi del cratere, invece, i cantieri non sono mai davvero partiti e vivono ancora in un isolamento per nulla splendido
Il silenzio pesa, in molti borghi e frazioni nell’enorme «cratere» de L’Aquila. Non è quiete: è una stasi, è la paura di finire dimenticati. Salvo eccezioni, nei piccoli centri storici che già andavano svuotandosi prima del sisma del 6 aprile 2009 troverete case puntellate, ponteggi, strade deserte, chiese sì consolidate eppure per lo più inagibili. Cercando un paragone, nell’ottobre del 1997 (il sisma colpì a settembre) molti paesi dell’Umbria erano carichi di macerie e vuoti, ma già due o tre anni dopo avevano riacquistato vita. D’accordo, c’è una differenza, in Umbria il terremoto non devastò una città da 70mila abitanti e le dimensioni della ferita abruzzese
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