La natura impura e meravigliosa del Centre d’Art Contemporain di Ginevra

Andrea Bellini esplora in un ambizioso «affresco espositivo» il tema della metamorfosi attraverso le visioni degli artisti brut, le trasformazioni di Ontani e Cindy Sherman e le ipotesi concepite dall’intelligenza artificiale

«The Marara Kelly Art Show: I dreamed I could explain  to you who I am» (2021)  di Mayara Yamada  e Ursulina de Lombardia. Foto Rijksmuseum/Henk Wildschut
Alessandra Mammì |  | Ginevra

«Tutti gli esseri viventi di questo mondo sono correlati geneticamente, per discendenza. I nostri corpi condividono con i cani circa l’84% dei geni, mentre con gli scimpanzé arriviamo al 98,8% del Dna. Dalle piante infine arriva più o meno il 50% dei nostri geni e ben il 65% del nostro patrimonio genetico si ritrova nei moscerini della frutta. La storia di tutti gli organismi viventi sul pianeta Terra è insomma la storia di una straordinaria e infinita metamorfosi». Nella prima sala di «Chrysalis», la nuova mostra in corso al Centre d’Art Contemporain di Ginevra fino al 4 giugno, è questa la premessa con cui il direttore/ideatore/curatore Andrea Bellini apre la visita.

La metamorfosi, «Il sogno della farfalla» come suggerisce il sottotitolo, è il tema di una realtà, ora protocollata dalla scienza contemporanea, ma custodita da tempo nell’arte e negli artisti. Lo testimoniano le miriadi di figure femminili costrette a trasformarsi in animale o pianta per sfuggire allo stupro; le fantasie sincretiche di molte divinità; gli omaggi ripetuti nei secoli alle Metamorfosi di Ovidio. Ma il valore politico e non solo artistico di questa mostra è nel trasportare dal mito alla realtà le inquietudini e le sofferenze che una trasformazione così radicale può provocare nelle nostri menti. Soprattutto quando quella mentalità patriarcale che ha voluto culturalmente imporre canoni, griglie e regole sul genere e sulla razza, comincia a incrinarsi e a dover per forza dubitare delle sue certezze.

Gli interpreti di una cultura diversa, di una sensibilità diversa che un tempo venivano relegati in un ambito «non artistico» come autori di una figurazione naïf, folle, periferica sono qui perfettamente integrati accanto ad artisti celebrati e riconosciuti dal sistema ufficiale. E non è certo un caso che «Chrysalis» nasca in collaborazione con il museo dell’Art brut di Losanna, quella collezione iniziata e voluta da Jean Dubuffet che raccoglieva esempi di opere realizzate da malati di mente, detenuti, disabili, creature insomma in condizioni di isolamento e di emarginazione sociali.

Individui che trovano la loro libertà di espressione e di invenzione in un’arte fuori da qualsiasi interferenza della cultura dominante e del sistema. «Anime in esilio» le definisce Paul B. Preciado, il filosofo di riferimento delle teorie queer e autore di un testo bibbia come Manifesto controsessuale. Ed è proprio con un’anima in esilio che si accede alla prima sala: una serie di disegni di Marguerite Burnat-Provins, scrittrice e pittrice di nascita altoborghese e grande talento. Traumatizzata dalla prima guerra mondiale, dal 1921 fino alla morte nel 1952 compone come in una visione ossessiva e ripetuta ritratti degli abitanti del suo villaggio fusi con una bestia.
Una veduta della mostra «Chrysalide. Il sogno della farfalla» (2023), Ginevra, Centre d’Art Contemporain © Centre d’Art Contemporain Genève. Photo : Mathilda Olmi
A ognuno la sua. Una storia tra le storie. Ce ne sono molte in questa mostra abitata da artisti da scoprire e riscoprire. Ogni storia, ogni opera tocca un tema: dal travestimento alla transessualità, dalla promiscuità alla trasformazione della materia, dalle ossessioni sulle origini della vita alle domande sulla morte. C’è Grisélidis Réal, ad esempio, grandissima disegnatrice anche lei di origine borghese, che dopo l’Académie des Beaux-Arts per spirito di ribellione diventa prostituta e leader, negli anni Settanta, del movimento per i diritti delle sex workers.

C’è Marcel Bascoulard, fotografo e poeta cresciuto in orfanatrofio dopo l’uxoricidio commesso dal padre di fronte ai suoi occhi. Una specie di clochard che viveva nella provincia francese vendendo vedute di città disegnate a matita. Dopo la sua morte furono ritrovate in casa centinaia di foto, autoritratti dove lui si riprendeva vestito da donna con abiti da lui stesso inventati e cuciti. Una performance durata una vita intera.

E c’è Genesis P-Orridge, una figura esagerata di musicista (pioniera dell’industrial music), artista, poeta, scrittrice (molto vicina a Burroughs), occultista, protagonista di azioni estreme, sessualmente fluida. Negli anni Novanta, dopo aver scandalizzato mezza Europa con le sue performance, abbraccia insieme alla sua partner Jacqueline Breyer un progetto fusionale per assomigliarsi al punto di confondersi grazie a una serie di operazioni chirurgiche che le avrebbero dovute portare a essere un’unica persona: Breyer P-Orridge. (Le conseguenze sono molto ben raccontate nel documentario di Marie Losier «The Ballad of Genesis and Lady Jaye» da vedere nella sala Dynamo all’interno di una fitta programmazione da non perdere).
Una veduta della mostra «Chrysalide. Il sogno della farfalla» (2023), Ginevra, Centre d’Art Contemporain © Centre d’Art Contemporain Genève. Photo : Mathilda Olmi
E mentre il librino che ci accompagna in mostra racconta vite straordinarie, il percorso (è bene seguirlo nelle indicazioni date) suggerisce ulteriori divagazioni. Tappa dopo tappa si passa dal corpo, in fondo ancora definito, alla fluidità di genere verso visioni che rivoluzionano ogni nostra idea di cosmo e natura. Siamo fusi con le piante, i minerali, persino gli atomi dell’atmosfera. Visitatori di una frontiera dell’arte che si è appena aperta osserviamo come l’intelligenza artificiale sa ben deformare e scarnificare le membra di Marianna Simmett, giovane e bellissima artista e flautista trasformandola in musica, mentre al quarto piano la francese Faye Formisano si chiede se le nostre ossa, i nostri scheletri nel profondo delle loro cellule trattengano memoria della vita trascorsa. Lo fa con un suggestivo video e un visore VR che ci trascina ancora di più in un’ipotesi estrema ma probabile che siamo ancora in vita dopo la morte.

Ed è interessante vedere come figure tanto estreme trovino un’imprevista armonia con artisti più noti come Luigi Ontani, Cindy Sherman, Kiki Smith, Leigh Bowery che alla trasformazione hanno dedicato la loro più potente ricerca. Rafforzata in questo contesto che li pone come pionieri. Ma in realtà «Chrysalis» non è esattamente una mostra a tema. È un affresco, una coreografia, una costellazione di nomi noti e sconosciuti, uno sciame di domande e proposte.

«L’ambizione politica di questa mostra, l’idea di rendere omaggio all’avvento di un mondo nuovo, può sembrare puramente velleitaria, una sorta di fantasia culturale ed eccentrica. Ma quella che potrebbe sembrare ad alcuni una fantasia, conclude Andrea Bellini, è già realtà: “Chrysalis” non annuncia il mondo che verrà, ma un mondo che è già nato».

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