La Natività nell’arte | Epoca Fatimide

Gli auguri della casa editrice con opere scelte dai suoi autori | Al Museo del Bargello una placchetta in avorio per un’inedita visione della Natività con nacchere, tamburelli e ballerine per Gesù Bambino

Placca in avorio intarsiato con una danzatrice della dinastia egizia dei Fatimidi Un particolare della placca in avorio intarsiato con una danzatrice della dinastia egizia dei Fatimidi
Giovanni Curatola |

La tradizione attribuisce al Profeta dell’Islam la predilezione per tre aspetti della vita: la preghiera, le donne e i profumi. Anch’io, nel mio piccolo, apprezzo queste stesse cose (e anche altro), magari non nello stesso ordine gerarchico. Tra le opere islamiche conservate al Bargello a Firenze figurano sei leggiadre placchette in avorio intagliato, eseguite al Cairo, forse parte di un cofanetto. Sono di epoca Fatimide (X-XI secolo).

È uno dei momenti più alti per le nostre arti (ricordiamola, ancora una volta, l’origine islamica del soffitto della Cappella Palatina a Palermo) e lasciamo stare, la matrice ideologica sciita della dinastia che prende nome dall’amatissima figlia del Profeta: appunto Fatima. Non proprio consueto nel panorama storico che sia una donna a definire l’identità di una casata. O mi sbaglio?

L’immagine che qui propongo è quella di una ballerina. È un tantinello pingue, il che non guasta affatto, considerando che, probabilmente, è intenta in una danza medio orientale, poco adatta a silfidi rinsecchite; sinuosa e anche gioiosamente sensuale. È coperta da un abito accollato che è bellissimo. Si indovina essere tessuto in uno di quei favolosi broccati orientali ricercatissimi su tutte le sponde del Mediterraneo. Il capo è coperto e l’ovale del viso incorniciato da una stoffa elegante (ci mancherebbe), perché quello era il costume in uso, dappertutto. Volteggia elegante su un piede solo, il movimento è armonico e aggraziato, reso ammaliante dalle sciarpe di seta che agitate compostamente accentuano lo stato di altera grazia della donna.

Mi immagino che al Bimbo venuto al mondo in quella terra di Palestina abbiano reso omaggio non solo i pastori, ma anche le loro eleganti compagne che al suono di angeli musicanti e più terreni ud (liuti), pifferi e nacchere e tamburelli, abbiano ravvivato e resa allegra e festosa l’atmosfera come l’occasione, eccezionale, richiedeva. O  era, la ballerina, al seguito dei Magi?

L'autore è professore ordinario di Archeologia e storia dell’Arte musulmana, Università di Udine.

LA NATIVITÀ NELL'ARTE

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